TOP-IMPLART, radioterapia mirata con minori effetti collaterali

ENEA, Istituto Superiore di Sanità e Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IFO) di Roma hanno progettato e realizzato insieme TOP-IMPLART, un acceleratore lineare di protoni per la radioterapia oncologica in grado di curare i tumori più profondi limitando i danni collaterali e salvaguardando i tessuti sani. La Regione Lazio ha erogato un primo finanziamento di 4,5 milioni di euro a cui seguirà una seconda tranche di 6,5 milioni per completare e sviluppare l’impianto che servirà l’utenza del Centro-Sud. In questa intervista, Luigi Picardi, responsabile del Coordinamento sviluppo di macchine radiogene per applicazioni medicali dell’ENEA, descrive indicazioni e funzionamento della protonterapia.

Ci può spiegare che cos’è la radioterapia con i protoni impiegata da TOP-IMPLART e in cosa si differenzia da quella tradizionale?
La protonterapia o radioterapia con protoni è un radioterapia di alta qualità, effettuata con protoni invece che con raggi gamma come avviene in quella tradizionale. A differenza dei raggi gamma (o raggi X o fotoni, come talora vengono chiamati, impropriamente), che rilasciano la loro energia attraversando tutto il corpo umano e quindi non solo nella parte tumorale, i protoni, che sono particelle pesanti, cedono la maggior parte dell’energia al termine del loro percorso all’interno del corpo. Così, dosando la loro energia e quindi la profondità di penetrazione nel corpo, la maggior parte della dose è impartita al tumore, mentre nessuna dose è impartita agli organi ancora più profondi, e una minima dose è impartita agli organi più superficiali. Quindi è una radioterapia che risparmia molto di più di quella convenzionale gli organi sani, a parità di effetto sulla massa tumorale.

Per quali tipi di tumore è indicata la protonterapia?
In genere per tutti i tipi di tumori che hanno un localizzazione precisa, e cioè non sono diffusi nel corpo. In particolare però quelli vicini ad organi critici, che debbono essere risparmiati dalla radiazione incidente. Per esempio, la protonterapia effettuata su tumori del distretto testa-collo salva zone cerebrali che non devono essere irradiate, oppure, per esempio, nel caso del melanoma oculare, si riesce a risparmiare completamente il cervello perché l’energia del fascio è programmata in modo che il fascio di radiazione si fermi prima di arrivare a colpire zone sane.

Come viene stabilito il dosaggio e quali sono gli effetti collaterali?
Esattamente come nella radioterapia convenzionale il dosaggio è stabilito dal medico radioterapista, e le modalità di irradiazione sono calcolate da uno staff di fisici definendo il piano di trattamento per ciascun paziente. Il dosaggio viene anche verificato sperimentalmente mediante misure di dose prevista e impartita. Gli effetti collaterali, come spiegato, sono inferiori a quelli della radioterapia convenzionale, perché la terapia è maggiormente conforme alla zona tumorale e risparmia molti tessuti sani.

I malati di tumore sono vittime anche della cosiddetta “tossicità finanziaria”, ovvero le ingenti spese a cui sono costretti a fare fronte. Una di queste riguarda la migrazione verso centri specializzati. L’impianto TOP-IMPLART sarà installato solo nell’Ospedale IFO Regina Elena di Roma? Quale sarà il suo bacino potenziale di utenti?
Purtroppo la protonterapia è più costosa della radioterapia convenzionale poiché i protoni sono più difficili da accelerare degli elettroni su cui si basa la radioterapia convenzionale. Gli impianti sono ingenti e complessi e l’ammortamento è lungo. Il TOP-IMPLART è sviluppato da ENEA, Istituto Superiore di Sanità ed IFO-IRE esattamente con l’intento di diminuire i costi di apparato, di installazione e di esercizio al fine di consentire una più ampia diffusione alla protonterapia. Anche la sostenibilità sarà maggiore, poiché la macchina genererà minore radiazione passiva con vantaggi per l’installazione e per gli operatori. Inoltre le qualità del fascio di protoni generato dal TOP-IMPLART saranno migliori di quelle degli apparati già ora esistenti, cosa che permetterà ulteriori risparmi soprattutto nei dispositivi di rilascio di dose al paziente. Nel team di istituzioni, ENEA progetta e realizza l’acceleratore, l’ISS ne misura le performance e lo qualifica, l’IFO-IRE sviluppa le tecnologie propedeutiche alla pratica clinica, tra cui il software per i piani di trattamento. Nella convenzione Regione Lazio-ENEA, che regola la realizzazione di TOP-IMPLART, è già specificato che la sede prevista sarà comunque nel Lazio e che il bacino di utenza sarà l’intero Centro-Sud dove l’unica struttura presente è a Catania, limitata al trattamento del melanoma oculare. Attualmente, nel Nord Italia, a Pavia e a Trento, sono presenti due impianti di protonterapia basati su macchine differenti.
La modularità della macchina inoltre consentirà il suo impiego, pur se in forma ridotta, anche in centri ospedalieri di dimensione inferiore a quelle dell’IFO, ma pur sempre dotati di una esperienza in radioterapia di alto livello.

Quali tempi si possono realisticamente prevedere perché questa nuova tecnologia, ancora a livello di prototipo, sia applicabile?
Si prevede di completare la macchina prototipo TOP-IMPLART nel centro di ricerche ENEA di Frascati entro tre anni, ove non è possibile la pratica clinica. Una versione ridotta anche se clinicamente applicabile sarà pronta anche prima. Sarà nel frattempo cura della Regione Lazio, che ha finanziato il progetto, di approntare l’opportuna sede ospedaliera dove installare il prototipo. Nel frattempo, oltre alle ditte italiane, e soprattutto del Lazio, coinvolte nella realizzazione del TOP-IMPLART, esistono interessi e iniziative da parte di altre aziende con le quali siamo in contatto. La nostra speranza è che si riesca a creare un pool di aziende italiane che possa produrre e vendere apparati del tipo del TOP-IMPLART e diffondere questi dispositivi in Italia e all’estero, consentendo ulteriore crescita del settore biomedicale.

Un'immagine dell'acceleratore principale

Un’immagine dell’acceleratore principale

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