Genny ‘a carogna, Hasmik, De Laurentis e il calcio in Italia

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Lo sport italiano è sconvolto da Genny ‘a carogna e da quanto accaduto sabato scorso all’Olimpico in occasione della finale di Coppa Italia. Il calcio non è nuovo a questi episodi e additare il capo ultras come simbolo di un’Italia in caduta libera è forse troppo facile. Cercherò di non aggiungermi alla lunga lista di quanti l’hanno già fatto.
L’episodio, però, suscita alcune considerazioni, che non mi è ancora capitato di leggere in giro, tra media e web.
Genny ‘a carogna come Schettino. Entrambi campani, entrambi accomunati dal destino che li ha voluti simboli negativi del nostro paese. Napoli non si merita questo.
Hamsik “il negoziatore”. Il giocatore con la cresta, simpatico a molti e inviso ad altri, è stato chiamato ad un ruolo (lui, ultimo di una lunga schiera di capitani) per il quale non è stato preparato e di cui non ha titoli. Il fatto che un giocatore, per altro straniero, fosse il rappresentante delle Istituzioni in quella “trattativa” è forse ancora più triste del fatto che dall’altra parte ci fosse il figlio di un boss. Marek probabilmente avrebbe fatto a meno di sentirsi dire: “Se non è vero quello che dici ti vengo a cercare…” come pare abbia esclamato il capo ultrà. Non è suo compito fidarsi di quello che gli dice il prefetto, il questore o lo stesso presidente De Laurentis, il quale, detto per inciso, sembrava l’unico informato dei fatti in Tribuna Monte Mario. Lui più di Renzi e Malagò, intenti ad ascoltare la sua versione dei fatti. Ecco De Laurentis per certi versi mi inquieta più di Genny a’ carogna e de ruolo affidato ad Hamsik. E’ lo stesso personaggio (De Laurentis) che qualche settimana fa è sceso dalla macchina per spintonare e offendere un suo tifoso (ovvero del Napoli) che lo apostrofava. Lo stesso che due estati fa mandava a quel paese tutto il vertice del calcio italiano in occasione dei calendari e fermava un motociclista per strada per farsi dare un passaggio. Infondo poca roba se confrontato con la lunga lista di presidenti condannati per reati “comuni” (Berlusconi) o sportivi (Preziosi), solo per citarne due che mi vengono subito in mente.
La verità, e arriviamo al punto dolente, è che il calcio in Italia (perché in altri paesi non so) è rovinato da tempo. Scandalizzarsi adesso appare veramente un esercizio di ipocrisia degno della peggior politica.