L’European Environment Acency pubblica il secondo volume di Late lessons from early warning. Il volume è interamente scaricabile on-line ed è una lettura molto interessante!
Non sempre le nuove tecnologie si sono rivelate prime di controindicazioni ed effetti molto negativi, ma in molti casi i primi segni premonitori sono stati soppressi o ignorati. In questo secondo volume, come già nel primo uscito nel 2001, vengono proprio analizzati casi specifici in cui i segnali di pericolo sono rimasti inascoltati, portando in alcuni casi a morte, malattia e distruzione ambientale.
I casi studiati vanno dall’avvelenamento da mercurio industriale ai problemi di fertilità causati da pesticidi. Vengono esaminati i segnali di allarme che emergono da tecnologie attualmente in uso, inclusi i telefoni cellulari, gli organismi geneticamente modificati e le nanotecnologie.
La storia insegna che spesso gli avvertimenti sono stati ignorati o messi da parte fino a quando i danni per la salute e l’ambiente sono diventati “inevitabilmente” evidenti: ci sono state aziende che hanno massimizzato i profitti a breve termine anteponendoli alla sicurezza pubblica, ignorando o nascondendo l’evidenza del rischio; ci sono stati scienziati che hanno minimizzato i rischi, a volte sotto la pressione di interessi costituiti. L’analisi del passato può contribuire ad evitare danni dalle tecnologie emergenti, ma soprattutto deve insegnare che rispondere rapidamente ai sistemi di preallarme ha dei vantaggi non sono in termini ambientali e di salute pubblica ma anche economici. Il rapporto evidenzia come l’accelerazione della diffusione a livello globale delle nuove tecnologie comporta anche un maggior rischio di diffusione degli effetti dannosi al punto da superare la capacità della società di comprendere, riconoscere e rispondere a questi effetti in tempo per evitare un danno.
La storia, però, mette in evidenza anche che il “principio di precauzione” (concetto che afferma come l’incertezza scientifica non debba essere una giustificazione per l’inazione, quando vi è evidenza plausibile di un danno potenzialmente grave) dalla sua definizione nella “Dichiarazione di Rio” (il rapporto uscito dalla Conferenza sull’Ambiente e lo Sviluppo delle Nazioni Unite di Rio de Janeiro del 1992) sia stato oggetto di molte controversie e non tutti siano concordi sulla sua utilità nonostante le sue potenzialità.
«Primum non nocere» (Ippocrate)
«L’assenza di prove non è prova di assenza» (Carl Sagan)
Insegnamenti antichi che suggeriscono come le azioni precauzionali dovrebbero stimolare, piuttosto che soffocare, l’innovazione tecnologica!
Ma che fine ha fatto il “principio di precauzione”?
Un post del 2010 di Ugo Bardi sul suo blog Effetto Cassandra (Cassandra…proprio colei che aveva il dono della preveggenza ma anche la condanna di non essere mai creduta…) ci ricorda come spesso questo fondamentale principio viene mal applicato… soprattutto quando si tratta di identificare colpe e colpevoli…
Dal volume appena pubblicato emergono quattro raccomandazioni su cui vale la pena meditare:
- La scienza dovrebbe riconoscere la complessità dei sistemi biologici e ambientali, in particolare dove ci possono essere molteplici cause per molteplici effetti diversi. E’ sempre più difficile isolare un singolo agente e dimostrare oltre ogni dubbio che provoca danni. Una visione più olistica, che prende in considerazione molte discipline diverse, può migliorare la comprensione e la prevenzione dei rischi potenziali.
- I responsabili politici dovrebbero rispondere ai sistemi di preallarme più rapidamente, in particolare nei casi di tecnologie emergenti diffuse su larga scala.
- La valutazione del rischio può anche essere migliorata abbracciando l’incertezza in modo più ampio: la frase “Nessuna evidenza di danno” è stato spesso male interpretata diventando “prova di assenza di danno“.
- Sono necessarie nuove forme di governance che coinvolgano i cittadini nelle scelte sui percorsi di innovazione e analisi del rischio. Ciò contribuirebbe a ridurre l’esposizione ai rischi e incoraggiare le innovazioni con ampi benefici per la società.
Per un approfondimento sull’argomento suggerisco di visitare il sito della Fondazione Giannino Bassetti.