L’anno che verrà

lucio-dalla-su-cielo_new-defaultCaro amico ti scrivo così mi distraggo un po’ e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò. Da quando sei partito c’è una grossa novità, l’anno vecchio è finito ormai ma qualcosa ancora qui non va. Si esce poco la sera compreso quando è festa e c’è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra, e si sta senza parlare per intere settimane, e a quelli che hanno niente da dire
del tempo ne rimane.

Ma la televisione ….

…in questi giorni di feste natalizie il motivo dominante dei notiziari televisivi è stato come al solito il calo delle vendite lamentato dalle associazioni del commercio. La frase più ricorrente è “la gente compra solo cose utili”, il che non significa solo che non si comprano pupazzetti a led da appendere all’albero di natale, ma anche che si comprano due camicie invece di cinque perché le altre tre sarebbero inutili, ben coniugando secondo logica il binomio qualità/quantità. Il colpevole esplicito di tale sciagura è il cittadino che ha dalla sua solo l’attenuante della crisi economica. Sullo sfondo, malcelata, la ricetta: meno tasse=più soldi in tasca (per poco)=più acquisti.

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Shopping

Si tratta dell’emergere di un mondo ottusamente schiavo del commercio, di una economia che non esiste al di fuori di inventare qualsiasi cosa da produrre (e poi la chiamano pure innovazione!) per poi convincere qualcuno ad acquistarla. Una economia che se trova qualcosa di utilizzabile deve al più presto estrarla, trasformarla, venderla e renderla rifiuto, cioè distruggerla per sempre per produrre denaro: questo è il PIL. E’ un mondo ossessionato dalla produzione e dal consumo, che divora cose e sterilizza il cervello e i desideri spontanei delle persone.

In silenzio penso: evviva! I consumi sono in calo, il mondo può ancora farcela a non auto-distruggersi, ad evitare un futuro di fame e di tragedie climatiche. Ma le cose non sono così semplici: c’è sempre un’altra faccia della medaglia. Commercianti falliti, le “fabbriche dell’inutile e del superfluo” che chiudono, milioni di disoccupati…come uscire da questa trappola mortale?

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Roma-Santa Maria in Trastevere-Comunità di sant’Egidio

Il mondo sostenibile sarà un mondo con meno negozi e minor produzione industriale. Meno persone impiegate nella produzione e più persone impiegate nei servizi, nella cura del territorio, nei restauri, nei musei, nella cultura e nell’arte. Ci saranno orari di lavoro ridotti e più tempo libero. Qualcuno obietterà che allora si guadagnerà di meno e forse è vero, ma ci sarà meno necessità di spendere denaro, grazie a servizi efficienti ed a un modo diverso di occupare il tempo e di indirizzare desideri e soddisfazioni. A Natale si farà meno shopping: ci sarà più gente nelle chiese, nei musei, nei cinema, nei teatri, negli impianti sportivi…o semplicemente a godersi il piacere di un giro in città liberate dalle automobili, di una chiacchierata fra amici senza l’ossessione di dover comprare qualcosa.

Passare dal benessere fondato sull’opulenza e l’avere, all’essere bene è l’unica via non solo per un futuro senza sciagure ecologiche, ma anche per un presente migliore.

Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico e come sono contento di essere qui in questo momento, vedi, vedi, vedi, vedi, vedi caro amico cosa si deve inventare per poterci ridere sopra, per continuare a sperare.

3 thoughts on “L’anno che verrà

  1. Io ho soprattutto paura nella totale mancanza di fantasia di tutta la collettività nell’immaginare alternative alla società del commercio. Ogni volta la ricetta anticrisi è la riproposizione di canoni che si ripetono invariati da quando esistono gli stati moderni. e in questa scena la cultura dei popoli fa il danno maggiore, perché è costruita sulla concezione che il commercio sia una base fondamentale. Il commercio è così entrato nel DNA culturale delle persone che queste ormai ritengono rispettata la loro dignità quando possono lavorare 8 ore al giorno per una causa altrui con uno stipendio ridicolo che non è neanche minimamente sufficiente a rimborsarli dei danni fisici, morali, sociali e culturali che stanno subendo dal loro impiego. felicemente asserviti alla causa. questo “gene” è ormai così radicato che stento a sperare che, offerta loro un’alternativa valida, questi la accettino, e preferiscano piuttosto rimanere servi morali per la vita. Oggi giorno le risorse informatiche permetterebbero una gestione rinnovata dello stato al punto che si potrebbe lavorare per dare e ricevere servizi anziché un corrispettivo in denaro, che per quanto possa essere elevato non rimuoverà mai le differenze superficiali che la remunerazione monetaria genera ne, soprattutto, darà mai vera dignità ad un lavoro.

    • La mancanza di fantasia e di speranza, nasce dalla incapacità di concepire qualcosa di diverso dal passato e dal presente. Dal momento che questo sistema ha prodotto un successo straordinario in tutti i campi negli ultimi 150 anni, tutti sono portati a pensare che questo sia l’unico mondo possibile, l’unica strada percorribile; perfino nei paesi poveri che non hanno goduto se non in minima parte di cotanto successo, la gente preferisce vivere nell’illusione di raggiungere il benessere dei paesi ricchi piuttosto che cercare nuove vie. Anche se gli scienziati ci dicono che non si può andare avanti ancora per molto su questa strada, e che il prossimo futuro è costellato di crescenti difficoltà economiche ed ecologiche che creano prospettive catastrofiche entro questo secolo, si preferisce non ascoltare e affidarsi all’illusione che comunque la scienza troverà nuove soluzioni per continuare così. Questa è la cosa più pericolosa: vivere di illusioni anziché vedere la realtà e credere nella possibilità e nella necessità del cambiamento per costruire una prospettiva futura.

      • ok ma non eravamo terra di ingegno? per fare i mafiosi ce le inventiamo tutte, per stuprare e rubare alla terra, alla cultura, al territorio alle persone e al prossimo siamo tutti re dell’ingegno e del marketing. ogni occasione è buona per tagliare con qualche espediente un’altra fettina di culo a qualche povero malcapitato che è cosi ridotto male che la fettina la concede con gli onori e le trombe…poi ogni espediente è buono per evitare di cambiare stile di vita, per mantenere una pigrizia di fondo che farà solo male a tutti. e se proponi a qualche amico delle alternative possibili ti scoppia in faccia a ridere dicendoti che la gestione della società sarebbe troppo complessa senza basarla sul commercio. Si riesce a incidere nella coscenza altrui? oppure è una strada che in fondo non vale nemmeno la pena percorrere? si può fare ora, o mi devo aspettare un asservimento profondo per i prossimi 300 anni? A poco serve comportarsi in modo rispettoso del proprio ambiente quando si è soli nel farlo. Cosa importante sarebbe poter informare il prossimo, rendendolo però consapevole, senza indottrinamenti. Ma mi sembra che nonostante i “progressi” fatti, la maggiore convinzione da parte della popolazione nei confronti delle cause la si riesca ad ottenere solo con indottrinamento, fede e slogan. perfino il fermento degli studenti universitari è a zero. le università ormai sono fabbriche di strumenti per le aziende che le finanziano (esperienza politecnico di torino).

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