L’inganno economicista che strangola il mondo

L’euro si rafforza: è un problema per le nostre esportazioni.
L’euro si indebolisce: è un problema per le nostre importazioni.
L’inflazione sale e gli stipendi no: gioiscono gli imprenditori che sono riusciti a svincolare i prezzi dal costo del lavoro, dopo anni lungo i quali i salari erano agganciati all’inflazione.
L’inflazione è quasi ferma, i prezzi non salgono: siete contenti? Guai a voi! Questo è un sintomo di una spirale recessiva per cui la gente non ha soldi per comprare e i produttori sono costretti ad abbassare i prezzi e gli stipendi; così la gente ha sempre meno soldi…ecc.
Questi sono solo pochi esempi delle contraddizioni in cui vive l’economia moderna; ma se ne cerchiamo le ragioni scopriamo che dietro la presunta e mai dimostrata scientificità della dottrina economica, c’è il più grande inganno della storia dell’umanità, che per l’interesse di pochi che detengono le leve dell’economia e della finanza, sta trascinando verso un futuro catastrofico l’intero pianeta.
La dottrina inventata da Adam Smith, e parlo di dottrina, cioè di regole inventate e non di scienza, fa riferimento ad una economia settecentesca, che si svolge in un mondo popolato da circa un miliardo di persone che avevano consumi bassissimi rispetto ad oggi e potevano godere di una disponibilità di risorse naturali enorme. Tutto sembra perfetto come un orologio nel mondo di Adam Smith, basta lasciar fare e non interferire con le regole del libero scambio e tutto va a posto come in una favola a lieto fine, verso un futuro radioso: se i ricchi si arricchiscono sempre più, anche i poveri ne gioveranno attraverso il famoso effetto “sgocciolamento” della ricchezza, dalla cima della piramide del reddito, verso la base dei più poveri.
sustainable progressLe cose purtroppo sono andate da allora esattamente nella direzione opposta. La ricchezza, anziché “sgocciolare” verso il basso, sale verso il vertice della piramide rendendo i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri; questo è quello che ci dicono le statistiche di tutti i paesi del mondo negli ultimi 60 anni e il fenomeno è andato accelerando negli ultimi 20 anni. Questo è quello che ci insegna la finanziarizzazione dell’economia, per cui chi ha in mano i mezzi di produzione vuole che i prezzi salgano, non per aumentare i salari, ma per investire in borsa, magari in titoli di quegli stati portati alla crisi dalla stessa dottrina economica imposta dagli organismi finanziari internazionali. Lo dimostra l’assurdo che un giudice di un tribunale degli Stati Uniti, impone al governo dell’Argentina di premiare chi ha “sciacallato” sui titoli di Stato di quel paese, portando alla rovina decine di milioni di persone.
E ancora, come al solito di nascosto, lontano dai riflettori, ritorna in pista un accordo sul commercio internazionale che consente alle imprese, nel caso ritenessero una legge di uno stato lesiva dei propri interessi commerciali, di ricorrere ad un arbitrato internazionale, magari con sede negli USA, visto che quel paese ha culturalmente il vizio di ritenere la propria legge superiore a quella di tutti gli altri paesi, riconoscendo i tribunali internazionali solo quando sul banco degli imputati ci sono altri. E così una impresa potrà costringere uno stato a cancellare una legge che magari tutela l’ambiente o la salute di più delle normative esistenti in altri stati.
Questo sistema economico, come è evidente a tutti meno che agli economisti (sacerdoti della dottrina) ed ai capi di governo (loro fedeli), non persegue l’obiettivo del benessere, bensì l’accumulo della ricchezza attraverso il triplice meccanismo produzione/consumo/speculazione finanziaria. Ciò sta portando ad una pressione sulle risorse naturali tale da mettere a rischio la vita sul nostro pianeta; i cambiamenti climatici ne sono l’effetto più eclatante. Ma i nostri politici anziché ascoltare gli allarmi degli scienziati (e qui parliamo di scienza) seguono i diktat dei sacerdoti della dottrina economica del povero ignaro Smith, che son certo oggi la riscriverebbe di sana pianta. Essi urlano quotidianamente alla ripresa dei consumi a gente che ha sempre meno denaro in tasca, considerando il meccanismo produzione e consumo l’unico modo per far crescere il PIL. Alcuni economisti moderni, consci che l’economia, come ogni dottrina, possa essere cambiata per adeguarla al cambiamento della realtà, ascoltando gli allarmi lanciati dalla scienza, ci insegnano che il PIL cresce anche con la fornitura di servizi, con la cura del territorio e delle persone, e che il benessere futuro passerà al contrario attraverso una auto-limitazione della produzione industriale e l’abbandono dell’attuale uso distruttivo delle risorse naturali. In altre parole, esiste un PIL che fa crescere il profitto di pochi a danno del benessere di tutti gli altri, ed un altro che fa crescere il benessere di tutti; il secondo è quello che il grande economista Herman Daly chiama Genuine Progress Index; secondo Daly, oggi, questa “parte buona” del PIL, nei paesi industrializzati è appena un terzo del totale.

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