L’ultimo bluff della crescita infelice

trenoLa maggioranza degli economisti, seguaci della dottrina che sostiene non esista altra via per produrre benessere al di fuori della crescita continua dei consumi, di fronte ai dati sulle crescenti disuguaglianze di reddito, ad una crisi economica che tarda a virare, come da loro previsto, verso una nuova fase di crescita, ed alla crescita invece degli effetti negativi dei consumi, quali l’inquinamento, i cambiamenti climatici, il disorientamento sociale, la perdita di riferimenti etici, non trovando risposte rilanciano avanti la palla verso un futuro ricco di nuove promesse e nuove avventure.

Attraverso la sistematica distruzione di ogni riferimento etico o ideologico, hanno lasciato in piedi una sola area in cui sognare, la tecnologia con le sue promesse di mirabili ed irrinunciabili innovazioni salvifiche, in grado di aprire prospettive messianiche di moltiplicazione di risorse limitate. E questa visione messianica non lascia scampo a riflessioni, ma pone tutti di fronte ad una sola possibilità: prendere il treno del progresso che passa solo una volta per la nostra stazione, perché se non saliamo su quel treno resteremo irrimediabilmente indietro. Non bisogna domandarsi dov’è diretto quel treno, perché non abbiamo altra scelta che prenderlo al volo.

Ma la scienza, che pur ha consentito il nascere di queste “straordinarie tecnologie, salvifiche”, ci dice che questo treno sta andando a sbattere, perché corre sempre più veloce lungo una linea ferrata che è sempre la stessa, che poggia su un pianeta che è sempre lo stesso e che sta con la sua corsa pericolosamente danneggiando, riducendo e non aumentando le opportunità. Queste considerazioni, benché provate e condivise dalla comunità scientifica mondiale, non sono accettate dai sostenitori della crescita illimitata, e vengono da decenni irrise o semplicemente ignorate.

E così mi è capitato di sentire il presidente di Telecom Italia Giuseppe Recchi, all’inaugurazione del Global Sustainability Forum il 2 maggio scorso, dichiarare che il mondo non può fare a meno delle fonti fossili di energia utilizzate con “tecnologie pulite”, perché esiste un miliardo di persone povere che non hanno accesso all’elettricità. Ma la scienza ci dice che ad oggi queste cosiddette tecnologie pulite, come la cattura e l’immagazzinamento artificiale dell’anidride carbonica, sono una costosissima opzione di non provata affidabilità, e che continuare ad utilizzare i combustibili fossili probabilmente porterà alla morte quel miliardo di poveri a causa dei cambiamenti climatici, risolvendo tragicamente il loro non-accesso all’elettricità.

Senza un orientamento etico, senza una chiara ridefinizione di benessere, certe tecnologie possono diventare addirittura dannose ed allontanarci dalla soluzione dei problemi dell’umanità. Non stiamo qui proponendo una nuova versione del luddismo, ma semplicemente dicendo che non tutto è buono ciò che la mente umana è in grado di produrre, e che le scelte per il futuro vanno fatte più con la testa che con il portafoglio, altrimenti si perderanno sia l’una che l’altro.

 

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