Roma, caput immunditiae

discaricapitaleOgni giorno entrano nella città di Roma centinaia di TIR, camion, furgoni e furgoncini, che portano migliaia di tonnellate di merci. Nel breve tempo dettato dall’insostenibile ritmo del consumismo, tutte queste merci diventano rifiuti. Se con lo stesso ritmo ciò che entra non trova vie di uscita, la città diviene inevitabilmente una discarica. Per qualche decennio infatti ci si è limitati a riempire il grande buco di Malagrotta, attraverso un sistema monopolistico, intriso di criminalità para-mafiosa e corruzione di amministratori, politici e funzionari; ricordiamo che interi uffici regionali e comunali sono stati recentemente decimati da arresti o sono sotto-inchiesta. Ma l’onestà non è una bandiera da sventolare come un merito, ma un requisito minimo ovvio e dovuto per amministrare una città di un paese normale; l’onestà è una condizione necessaria ma non sufficiente per risolvere i tanti problemi metropolitani. L’unica soluzione per risolvere il problema dei rifiuti è togliere il “tappo” che li trattiene e li accumula e mettere in condizioni l’AMA, una delle società più grandi del mondo nel settore dei rifiuti, di diventare, da società di raccoglitori-accumulatori-smaltitori di rifiuti (per giunta a costi elevatissimi), una società in grado di dotarsi di impianti di riciclo di tutti i materiali che entrano nel sistema commerciale metropolitano: se di un certo materiale al mattino arrivano 1000 tonnellate attraverso i canali commerciali, alla sera il numero più vicino possibile a 1000 deve andare a riciclo. La legge dice che già oggi è obbligatorio riciclare (e non semplicemente raccogliere in modo differenziato) almeno 650 tonnellate ogni 1000. Invece l’assessore Estella Marino annuncia con esultanza che la raccolta differenziata (ATTENZIONE NON IL RICICLO) dei rifiuti ha raggiunto a Roma il 50%, non dicendo che l’AMA usa conteggiare come differenziato ciò che non lo è per definizione: il multimateriale. Il valore reale dovrebbe essere calcolato a monte degli impianti di separazione e soprattutto sulle quantità realmente avviate a riciclo. Vorrei dire all’Assessore che nel lontano 2002 la “Commissione per la chiusura ottimale del ciclo dei rifiuti nella città di Roma” di cui facevo parte, dopo aver analizzato i flussi materiale per materiale, descrisse come già nel 2005, ben 10 anni fa, sarebbe stato possibile arrivare a riciclare (e non solo raccogliere) il 50% dei rifiuti; cara assessora, si faccia dare dall’AMA i numeri veri e li studi bene: si accorgerà che il risultato vero raggiunto da Roma è più vicino al 30% che al 50%. Altri attori che ostacolano la soluzione sono certi (ovviamente non tutti) sedicenti ambientalisti che invocano il 100% di differenziazione e poi ostacolano la realizzazione degli impianti di riciclo; nascono ovunque accanto ai motivati comitati contro gli impianti di smaltimento (discariche e inceneritori) anche comitati contro i trattamenti biologici per la produzione di biogas e fertilizzanti organici. Per concludere, provate con me a capovolgere la logica che dice che “a Roma si producono ogni anno circa 2 milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti” per dire che “a Roma 2 milioni e mezzo di tonnellate di materiali, costati energia, lavoro, inquinamento, ogni anno vengono sprecati gettandoli nei rifiuti” e avrete una visione più realistica di ciò che avviene intorno a voi e di cui ciascuno di noi è responsabile in prima persona, in primo luogo chi amministra questa città.

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