Non amo scrivere di politica, non è il mio mestiere, ma l’urgenza delle questioni ambientali di cui tratto in questo spazio me lo impone. Può una democrazia in crisi, affrontare la crisi economica e la crisi ambientale che soffoca il nostro paese, l’Europa e il mondo intero? La crisi ambientale è l’oggetto principale di questo blog; ma per una volta non ne parlerò. E’ la crisi politica che paralizza il nostro paese proprio in un momento in cui sarebbe urgente prendere decisioni radicali per rifondare la nostra economia in declino, su basi etiche ed ecologiche nuove. La scena politica dell’Italia della cosiddetta seconda repubblica è caratterizzata dalla scomparsa dei partiti, cioè di quelle organizzazioni che portavano avanti una specifica idea di amministrazione della cosa pubblica, fra cui i cittadini potevano scegliere. Sono rimaste sulla scena delle organizzazioni che hanno inglobato parti delle ideologie del passato ma che si caratterizzano come gruppi di potere coagulati intorno ad una personalità di spicco, senza la quale cesserebbero di esistere. Basti pensare alla scomparsa dell’Italia dei Valori, che ha seguito la parabola del suo leader Di Pietro. Al veloce declino del PDL nei mesi in cui Berlusconi aveva annunciato il suo ritiro. La scomparsa dell’UDC identificata come il partito di Casini e di FLI identificato con Fini. Che ne sarà di Scelta Civica senza Monti? Forse SEL continuerebbe ad esistere anche senza Vendola, ma non possiamo dirlo con certezza. L’unico partito sopravvissuto sembra essere il PD, che in questi anni ha resistito anche cambiando più volte leader, perché incarna, nel bene e nel male, due tradizioni politiche, quella socialdemocratica e quella del “socialismo cristiano” che è stato uno dei pilastri fondanti della vecchia DC.
Accanto a questi c’è il Movimento Cinque Stelle, che non è un partito, anzi auspica una politica senza partiti e senza sindacati, fortemente dipendente dal leader carismatico Beppe Grillo. La dipendenza assoluta dal leader, dipende dal fatto che, come avviene per il PDL, tutti gli aderenti al movimento temono di scomparire se il leader si tirasse indietro. Ciò consente al leader di poter emettere fatwe, minacciare espulsioni, gridare in perfetto stile maccartista all’infiltrato che infetta la purezza del suo popolo, con il colorito linguaggio informatico di cui si nutrono gli aderenti, come fake, trolls e via dicendo. La supremazia assoluta delle regole sulle strategie, caratterizza il movimento come “non politico”, in quanto tutti sanno che la politica senza dialogo e ricerca del compromesso (cosa diversa dalla complicità) non esiste; ciò ne limita fortemente la capacità di azione e quindi il potenziale di cambiamento. L’unica strategia sembra essere la distruzione di ogni forma di organizzazione politica (partiti e sindacati) per poter governare da soli. Ma questa non sarebbe più democrazia ma dittatura. E non mi si dica che la democrazia viene dalla rete…fatevi un giro sui blog del Movimento e ditemi quante delle persone che conoscete parteciperebbero mai a quel tipo di discussioni. E’ evidente un sorta di autoinvestitura da “paladini del bene contro il male” che ad ogni accenno di divergenza di opinione fa partire l’accusa di “infiltrato” in perfetto stile stalinista (gli estremi si toccano); la prova di “colpevolezza” è la data di iscrizione al blog, come se si fosse ormai creata una casta intorno al diritto di primogenitura. I toni che predominano, reiterati da quelli del leader, sono del tipo “noi siamo i giusti e tutti gli altri devono scomparire”. Questo stile da videogioco, calato in politica, somiglia fin troppo ai famigerati “molti nemici, molto onore” e “boia chi molla” di infausta memoria. Se le cose non sono così come sembrano sta a loro dimostrarlo.
Ho conosciuto Grillo nel 2006, quando grazie a lui potei spiegare a migliaia di ragazzi raccolti nel palasport di Trento, i motivi per cui sono contrario alla distruzione dei rifiuti negli inceneritori; conduco da oltre 40 anni battaglie sui temi ambientali divenuti pilastri del programma M5S, che sono stati anche oggetto di decine e decine di miei articoli e libri. Chi frequenta questo blog avrà forse visto la mia “agenda per il progresso sostenibile” https://blog.rinnovabili.it/decresciamo-insieme/agenda-per-il-progresso-sostenibile/ proposta prima delle elezioni. Per questo sono profondamente deluso dal vedere questo ostinato rifiuto del dialogo che è una sconfitta per tutti, la perdita di una possibilità, probabilmente irripetibile, di fare la rivoluzione pacifica e democratica di cui il paese ha un vitale bisogno. Chi la propone e chi la accetta sarà benemerito perché cose da fare urgenti non mancano e la vita di noi tutti vale più di qualsiasi regola o opportunismo ideologico. Chi non lo accetterà, si chiami Bersani, Grillo o Berlusconi, ne dovrà rispondere a tutti gli italiani che come me si sentiranno traditi ed ancora una volta strumentalizzati da incomprensibili macchiavelliche ragioni. La polemica deve essere frutto del dialogo e non del disprezzo, altrimenti non c’è né politica, né civiltà, né progresso.
L’appello che rivolgo a tutti i politici è: deponete le vostre armi ideologiche; deponete il vostro interesse di parte e pensate all’interesse di tutti; parlatevi e trovate nel dialogo le convergenze essenziali, senza venir meno ai vostri principi, per il bene di tutti. 61 milioni di Italiani vi guardano e aspettano da voi una soluzione ai loro problemi.