Vita da pedone a Roma

Johnny StecchinoNel gustosissimo film di Roberto Benigni “Johnny Stecchino”, il mafioso che accompagna Benigni sentenzia solennemente che “il grande probblema di Palemmo è il tchaffico!”. Lo stesso dicono ad ogni tornata elettorale tutti i candidati a sindaco di Roma…e come sempre col passare dei mesi tutta l’enfasi declamatoria va progressivamente scemando e tutto resta come prima, salvo qualche cambio di sensi unici e qualche frammento di pista ciclabile.

E la vita del pedone continua a perdersi fra attese imprevedibili, a volte brevi a volte lunghissime, dei bus, che rendono totalmente impossibile programmare la giornata. Oppure fra piste ciclabili che si perdono nel nulla, senza alcuna funzione di collegamento; emblematica è quella sulla banchina del Tevere che per fruirne d’inverno è bene vedere prima le previsioni meteo per valutare se dotarsi di maschera, pinne e bombole d’ossigeno per fronteggiare le piene del fiume.

E poi ci sono i semafori pedonali, dove il pulsante di chiamata del verde ha l’unica funzione di smaltire il nervosismo durante le lunghissime attese. Ci sono incroci dove per attraversarne due lati è necessario attendere 3, se non 4, cicli semaforici! E che dire del verde che dura una manciata di secondi, insufficienti anche per Usain Bolt per attraversare la strada, seguiti da un lunghissimo giallo fisso che induce tutti ad avventurarsi senza poter prevedere quando scatterà il rosso? Capisco che questa scelta è stata fatta per tutelare persone particolarmente lente, ma quanto costerebbe inserire un altro ciclo con giallo lampeggiante della durata di una decina di secondi, per segnalare l’imminente passaggio al rosso?

CIMG5787Ma mi accorgo che già siamo andati troppo avanti, perché il primo grande problema è riuscire a camminare e poi a scendere da marciapiedi pieni di moto e circondati da auto in sosta, in doppia fila, sugli attraversamenti pedonali e sulle rampe per disabili; a questi ultimi è consentito, e non senza ostacoli, solo il giro del palazzo.

Ebbene ogni nuova amministrazione, di solito, dopo un anno caratterizzato dal nulla comincia a parlare di “nuovo piano della mobilità”. Ne ricordo almeno quattro mai applicati; uno portò alla revisione della rete di trasporto pubblico che prevedeva anche il passaggio ad una numerazione a tre cifre che dovevano indicare partenza/arrivo/numero della linea. A testimonianza di quanto affermato guardate voi stessi quante linee sono rimaste con una numerazione a due cifre; questo è solo un fatto formale dietro il quale c’è tuttavia anche la non realizzazione di fatti sostanziali quali corsie preferenziali e nuove linee. Nuovo piano=nuove lunghissime discussioni=nulla (o quasi).

Fra le anticipazioni del nuovo piano preannunciato c’è per esempio l’istituzione di un collegamento tranviario fra Piazza Mancini (importante snodo del quadrante nord della città sede di elevata ricettività turistica di massa: pensioni, campeggi, ecc.) e Piazza Risorgimento (snodo prossimo alla basilica di San Pietro). Ebbene potrebbe farsi in un giorno utilizzando i binari del 2 e del 19. Come sempre la discussione finisce sulle nuove metropolitane per la cui realizzazione a Roma occorrono tempi indeterminati, lunghi 5 6 volte quelli necessari nel resto del mondo; con il conseguente scandalo dei costi che si moltiplicano ad ognuna delle infinite varianti di progetto che si susseguono negli anni. E non prendeteci in giro con la storia dell’archeologia, alibi valido solo per le stazioni in quanto richiedono la risalita in superficie: le gallerie possono essere realizzate ben al di sotto dello strato archeologico senza minimamente interessarlo.

Quanto sarebbe più semplice, infinitamente meno costoso e più rapido, realizzare sul lungotevere una linea di tram, da Ponte Milvio a Piramide, (passando da Porta Portese)! Risolverebbe la quasi totalità dei problemi di accesso al centro storico, consentendone la pedonalizzazione; incrocerebbe sia la linea A che la B delle metropolitane e potrebbe consentire di allargare e rendere piacevole la passeggiata a piedi e in bici lungo tutto il Lungotevere, attraverso gli scorci urbani più belli del mondo. Il tutto tecnicamente, al netto delle chiacchiere burocratiche, potrebbe realizzarsi, fra progettazione e costruzione in due o tre anni, lasciando nella città eterna, memoria eterna di questa giunta.

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