Petrolio: un affidamento “incondiviso”

Energia, petrolio, strategie, denaro, royalties… figli di tutti ma affidati ad un unico genitore. È questo l’obiettivo dell’attuale governo che con il suo progetto sta tentando di riaffidare l’intera materia allo Stato (si pensi al disegno di riforma costituzionale del titolo V).

Nonostante il Pacchetto clima-energia, nonostante l’impegno vantato per favorire lo sviluppo delle rinnovabili, è in atto una guerra legale e normativa per accaparrarsi l’oro nero che finirà con le ormai consuete sentenze costituzionali. Come tutte le guerre non ci sono eroi e vincitori, solo sconfitte: delle Regioni, della popolazione e persino dello Stato che inconsapevolmente danneggia se stesso sia sotto l’aspetto ambientale sia per i cattivi riflessi sulla fiducia della popolazione. È emblematico il caso della Basilicata, regione ricca di petrolio e di bellezze naturali, ma con un livello di povertà tra i più alti d’Italia.

Mentre a livello nazionale si celebrano i 50 anni dalla morte di Mattei, il Governo ha depositato il ricorso avverso la legge della regione Basilicata n. 16/2012 che contiene la c.d. moratoria sulle perforazioni. La misura, inserita nell’art. 37 della legge di Assestamento del Bilancio avente ad oggetto “Provvedimenti urgenti in materia di governo del territorio e per la riduzione del consumo del suolo” dispone che la Regione Basilicata nell’esercizio delle proprie competenze in materia di governo del territorio ed al fine di assicurare processi di sviluppo sostenibile, a far data dall’entrata in vigore della norma non rilascerà l’intesa, prevista dall’art. 1, comma 7, lettera n) della legge 23 agosto 2004, n. 239, di cui all’accordo del 24 aprile 2001, al conferimento di nuovi titoli minerari per la prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi. Come era prevedibile il Governo ha impugnato questa disposizione per violazione dell’art. 117 della Costituzione. Come noto, la legge 239/2004 stabilisce che le determinazioni inerenti la prospezione, la ricerca e la coltivazione di idrocarburi sono esercitate dallo Stato, d’intesa con le Regioni interessate. La moratoria petrolifera lucana dispone che la Regione Basilicata non rilascerà tale intesa, incappando non solo nella palese incostituzionalità della disposizione, in contrasto con la normativa nazionale vincolante, ma anche nella inutilità della norma stessa poiché l’art. 38 del decreto sviluppo stabilisce che in caso di mancata espressione da parte delle amministrazioni regionali degli atti di assenso o di intesa, il Governo procederà egualmente al rilascio.

Qualunque sia il destino della moratoria lucana (anche se è prevedibile), analizzando tutte le vicende normative e giurisprudenziali degli ultimi mesi, è chiaro il piano di accentramento per il governo dell’energia messo in atto dall’attuale governo, che non si lascia certo sfuggire l’affidamento assoluto del petrolio.

Per quanto riguarda l’art. 38 del decreto sviluppo, così come impostato attualmente, in caso di impugnazione dinanzi alla Corte Costituzionale (come prospettato da diverse regioni, tra cui la Basilicata) potrebbe non sopravvivere in virtù dell’attuale impostazione dell’art.117 della Costituzione, ma si ricorda che tra i piani del Governo c’è la riforma del Titolo V della Costituzione.

A questo punto è lecito chiedersi come mai il mondo intero punta all’energia da fonti rinnovabili con azioni concrete, mentre l’Italia allenta ancora le briglie a favore di chi ha interesse a mantenere le fonti fossili?

 

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