Una tassa che ci piace

Avevamo esultato nel marzo scorso quando il Governo aveva inserito  le tassazioni ambientali (tra cui la c.d. carbon tax) nel disegno di legge sulla delega fiscale; ne abbiamo seguito i lavori per poi scoprire che l’articolo 14 in questione è stato stralciato durante i lavori alla Camera. Fortunatamente la norma è stata recuperata in Senato con un emendamento, con l’obiettivo di destinare gli introiti questa volta, ”prioritariamente a ridurre la tassazione sui redditi, in particolare sul lavoro” e quindi al ”finanziamento delle tecnologie a basso contenuto di carbonio, nonche’ alle fonti di energia rinnovabili”.

Ma perchè queste tassazioni sono importanti?

Non dimentichiamo che abbiamo il numero 20 che incombe sulle nostre teste e che dopo l’età dell’oro per le rinnovabili è cominciata l’età della pietra (che è sempre meglio del carbone).

Le green taxes e le carbon taxes sono finalizzate a ridurre l’impatto ambientale delle attività di produzione e consumo, correggendo i comportamenti che determinano esternalità negative sull’ambiente in termini di sfruttamento delle risorse naturali o di inquinamento. Queste imposte possono incentivare l’uso di tecnologie innovative e generare nel medio periodo, vantaggi in termini di crescita guidata dalla green economy. Il gettito derivante dall’introduzione della Carbon Tax  (ad esempio) sarebbe destinato al finanziamento del sistema di incentivazione delle fonti rinnovabili eliminando gradualmente dalla bolletta l’onere per le rinnovabili.

E’ comprensibile il timore in questo periodo di lacrime e sangue, soprattutto se la notizia viene data come: il Governo introduce una nuova tassa… e basta.

In realtà, nell’idea della Commissione Europea e come ha spiegato lo stesso Ministro dell’ambiente, quelle ambientali sono misure finalizzate a spostare la tassazione dal lavoro al costo dell’ambiente e cioè di far pagare il costo ambientale a chi inquina e questo corrisponde al principio ‘chi inquina paga’”. In sostanza (si spera) dalla tassazione ambientale non conseguiranno aumenti di pressione fiscale, in quanto la fiscalità ambientale è finalizzata alla redistribuzione del carico fiscale esistente e alla revisione del finanziamento degli interventi per le fonti rinnovabili.

La Commissione Europea ha indicato proprio le imposte ambientali tra gli strumenti in grado di attuare una redistribuzione virtuosa della composizione del prelievo con impatto positivo sulla crescita, al fine di migliorare la qualità del prelievo tributario negli stati membri.

In tal modo si soddisfano l’esigenza di generare introiti, ma anche la necessità di influenzare il comportamento dei consumatori e delle imprese.

Non si può quindi non sperare nell’introduzione effettiva di queste nuove tasse e nella applicazione conforme alla loro natura.

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


*