Se solo volessimo la transizione energetica globale dalle fonti fossili a quelle rinnovabili si potrebbe fare addirittura entro il 2030 (ovvero in soli quindici anni), e completare entro metà secolo. Gli ostacoli non sono tecnici né economici, ma sociali e soprattutto politici.
Acqua, vento e sole (wws, wind water and sun), è il nuovo paradigma energetico proposto dai ricercatori californiani Jacobson, Delucchi e compagni, che hanno tracciato una strada diversificata per la transizione di ciascuno degli Stati Uniti, e per altri 140 paesi del mondo. Jacobson sarà a Parigi durante la conferenza sul clima per presentare le sue idee ai rappresentanti delle nazioni che ha esaminato.
Sono molti anni che il professor Mark Jacobson lavora su questi temi con una produttività scientifica sbalorditiva che lo portò a conquistare la copertina del mensile Scientific American (in Italia Le Scienze) già nel 2009.
La soluzione che Jacobson e compagni propongono è molto semplice da riassumere: no alle combustioni, tutto deve diventare elettrico, e tutta l’elettricità deve essere prodotta con le rinnovabili.
No alle combustioni significa anche case riscaldate e raffrescate in modo innovativo (e molto ben coibentate per diminuire drasticamente la necessità di energia) e rottamazione delle normali caldaie. Significa elettrificazione di tutti i mezzi di trasporto pubblici e privati, con la rottamazione del motore a scoppio. Significa anche ferrovie veloci ed elettrificate al posto degli aerei sulle tratte più brevi e anche produzione di benzina avio dalla co2 dell’aria con procedimenti già sperimentati e alimentati a fonti rinnovabili.
Una delle chiavi operative di questa impostazione è la disponibilità dei nuovi impianti solari termodinamici, capaci di produrre elettricità anche di sera. Uno di questi, pubblicizzato anche da Bbc, sta per aprire in Marocco, realizzato a cura di una ditta saudita (!). Un’altra chiave innovativa della proposta AVS è la conservazione sotterranea dell’energia in forme tali da poterla recuperare nei momenti in cui domanda e offerta non combaciano, per esempio di notte o in periodi di cattivo tempo.
Insomma tutto quel che andiamo predicando da anni è fattibile, anzi in vari posti si sta facendo, inclusa la Cina che in questi anni sta conducendo un immenso sforzo di installazione di impianti eolici e fotovoltaici nei propri territori desertici ma ricchi di energia naturale e rinnovabile.
Gli scandinavi si vanno distinguendo per il proprio straordinario orientamento alle rinnovabili, dal legname della Svezia all’eolico della Danimarca.
In Italia invece le rotelle girano al contrario, da Monti in avanti è stato bloccato con ogni mezzo lo slancio avviato negli anni precedenti verso il solare e l’eolico (26mila MW in rete, equivalenti ad almeno due centrali nucleari se non di più). Non solo, ma la penisola e i mari circostanti sono stati affidati alle cure dei trivellatori e cacciatori del poco petrolio che si nasconde nel nostro sottosuolo, con rischi enormi e danni già conclamati come in Basilicata, e con la benedizione dell’attuale ministro dell’ambiente, il commercialista bolognese Galletti.
L’appello Energia per l’Italia, chiede al governo una pausa di riflessione e una decisa sterzata, indispensabili per sfruttare anche economicamente le opportunità dei nuovi paradigmi energetici e per sganciarci dalle orribili conseguenze ambientali sociali e persino politiche di quelli vecchi (come non comprendere che il petrolio è dietro a tutte le guerre mediorientali e non?).
Il Costa Rica è il primo paese al mondo dove tutta l’elettricità arriva da fonti rinnovabili.
A seguire ci sono molti altri Paesi, mentre l’ITALIA è votata all’AUTODISTRUZIONE.
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