In tutta l’Italia centro meridionale (e anche in qualche scampolo di quella del nord) è finita o sta terminando la raccolta delle olive. E allora? E allora secondo me questa è una notizia che va data, in un paese che ha un’agricoltura importante se non per reddito o per addetti quantomeno per estensione del territorio (ancora) coltivato rispetto al totale. I consumatori apprezzano e scelgono nei negozi e supermercati il marchio extra vergine italiano e ci sono ancora moltissime persone che pur vivendo in città vanno a cercare l’olio in campagna da amici parenti o semplici agricoltori che praticano la vendita diretta. L’olio di oliva ha un’importanza enorme nella nostra dieta quotidiana, in quel tessuto di piatti e tradizioni culinarie che costituisce uno dei temi di fondo che ci fanno italiani.
L’olivo ci lega anche al più vasto ambito mediterraneo di cui la nostra penisola fa parte e che secondo tutti gli studi più recenti è soggetto e sarà ancor di più in futuro a cambiamenti climatici di ampio impatto, soprattutto agricolo. Sperimentare e studiare come fronteggiare questa minaccia dovrebbe essere il cruccio di ogni facoltà di agraria in questo paese (ce ne sono ben 24!) ma così non è. Sono pochi e benemeriti i ricercatori impegnati su questo fronte e molti anziani professori che purtroppo ancora dominano il settore non appaiono generalmente sensibili e ben informati sul tema climatico e poco attrezzati ad affrontarne scientificamente i risvolti agricoli. Per capire l’aria che tira basti dire che in Italia al momento sono davvero pochi i corsi universitari intitolati clima e agricoltura e per trovare un giovane agrometeorologo bisogna cercarlo col lanternino (spesso fuori dalle facoltà di agraria) o portarselo a casa dall’estero (lo so per esperienza diretta).
A studiare la questione climatica e i suoi risvolti agricoli in Italia c’è comunque qualcuno: per esempio si può dare un’occhiata al sito del progetto Agroscenari o anche cercare il Libro bianco dedicato all’argomento nel sito della Rete rurale nazionale. Piccoli passi che speriamo la politica e l’accademia si decidano a seguire e a trasformare in un cammino ben avviato.