La colpa infatti è dei super ricchi. Sia i super ricchi paesi del Golfo che galleggiano sul petrolio e sul gas naturale, compreso il Qatar che ha ospitato la conferenza sul clima di Doha (un po’ come se “la banca dal sangue fosse nel palazzo di Dracula”). Sia i super ricchi trafficoni di petrolio, per esempio i fratelli Charles e David Koch, sconosciuti ai più ma in effetti miliardari tra i più ricchi del mondo, e capaci di influire pesantemente sulla politica statunitense, in particolare sul congresso, per impedire non dico il varo di politiche climatiche o la ratifica del protocollo di Kyoto quanto almeno la diminuzione dei sussidi alle fonti fossili, come racconta il rapporto Faces behind a global crisis ripreso dal Manifesto.
Dovrebbe ormai essere evidente a tutti che la diminuzione delle emissioni non si può ottenere con la buona volontà e l’impegno dei singoli (cittadini, enti locali, imprese o addirittura nazioni). Ci vuole assolutamente un sistema globale di tassazione del carbonio (o qualcosa di equivalente) che renda sempre meno conveniente l’abuso e lo sperpero di energia nonché l’uso delle fonti fossili (in ordine di inquinamento carbone, petrolio, gas naturale). Nonostante le apparenze i prodotti energetici fossili infatti costano ancora troppo poco perché escludono dal computo i danni collaterali che provocano (inquinamento e riscaldamento globale). Se i costi esterni venissero ricaricati sulle fonti fossili (per esempio attraverso una tassa globale sul carbonio) allora le rinnovabili diventerebbero subito convenienti e ci sarebbe una gara all’efficienza per abbattere i costi energetici.
Ma qui entrano in gioco i super ricchi che bloccano tutto per paura di perderci dei soldi. Solo che perderanno non solo tutti i soldi ma proprio tutto se non capiranno presto che abbiamo superato i limiti, che la barca climatica affonda e trascina con sé poveracci e super ricchi senza fare distinzioni. Qualcuno glielo spiega per favore?
qualsiasi avvertimento non produce effetto alcuno quanto l’accedere dell’evento acuto o meglio cronico
Mi piace molto il paragone tra Doha e il palazzo di Dracula (anche se il povero nobile rumeno pare che non abbia mai succhiato sangue). Io ho trovato ancora più incredibile quando andarono in Dubai, quel posto in mezzo al deserto con una pista da sci aperta tutto l’anno. Speriamo che tra cent’anni ci sia ancora qualcuno per cantare le gesta degli umani troppo presi a far quattrini per avere almeno un senso del ridicolo.
Il paragone con Dracula non è mio, ma di Marinella Correggia, bravissima giornalista del Manifesto che da anni cura la rubrica Terra Terra, accessibile anche dal sito del giornale.