Bye Bye Auto: le 4 ruote costano troppo.

Non siamo diventati improvvisamente virtuosi e amanti del trasporto pubblico o della biciletta. La realtà, come sempre, è molto più banale e diretta: siamo economicamente in ginocchio nel nostro paese a causa della crisi economica e non siamo più in grado di far fronte ai costi dell’auto che quindi rimane parcheggiata nel garage. E anche in questo modo non riusciamo a risolvere il problema, perché comunque i costi sono aumentati.
Vediamo nel dettaglio qualche numero che può aiutarci a comprendere il nuovo scenario in cui ci muoviamo. I dati sono tratti dalla ventesima edizione del Rapporto Auto Aci-Censis il cui titolo sintetizza il problema: “Dov’è finita l’auto”. Sono crollate le vendite di auto (-20%) e di moto (-19%) e sul fronte ciclomotori non va certo meglio dal momento che si registra un -32%. Anche il mercato dell’usato registra un -10% e la propensione all’acquisto di auto nuove si è dimezzata rispetto al 2011: dal 7,4 % al 3,7%.
Stiamo facendo di tutto per risparmiare, ma nonostante questo gli aumenti sono più forti e non ci riusciamo. Lasciamo la macchina in garage e la utilizziamo meno, ma i costi di gestione registrano un segno + su tutti i fronti e quindi anche se non utilizziamo le 4 ruote per spostarci affrontiamo comunque un aumento della spesa annua.
La benzina è cresciuta del 16% (in due anni pieno più caro del 25%), i costi di gestione sono aumentati del 4,4% e conseguentemente cresce anche il costo al kilometro con un +1,3%.
Sul fronte del consumo petrolifero siamo ritornati a prima del boom economico degli anni ’60, almeno secondo i dati preconsuntivo 2012 elaborato dall’Unione Petrolifera, che evidenzia come quest’anno i consumi abbiano subito «una contrazione eccezionale».
Impressionante anche il fatto che di fronte alla domanda relativa a quale auto sceglieresti se potessi cambiare la tua, improvvisamente non siamo in grado di rispondere: il 39,2% degli italiani non sa che auto vorrebbe. Cresce la sensibilità ambientale ma si tratta di “preferenze ideali” che nella realtà si scontrano ancora con le difficoltà di approvvigionamento o tecnologiche.
Cala anche il numero dei patentati: 200.000 in meno rispetto al 2011.
Dunque agli italiani di guidare l’auto non importa più o almeno non importa come in passato, quando l’auto rappresentava anche uno status symbol importante.
La crisi, quindi, ha spostato volumi di traffico verso il trasporto pubblico (giudicato però non ancora in grado di dare risposte efficaci alla domanda di mobilità nelle città) e le biciclette, ma non ha ridotto la “congestione del traffico” nei comuni capoluogo. La bicicletta è diventata così il terzo veicolo per gli italiani dopo l’auto e la moto, ma si è registrato anche un sensibile aumento dei ciclisti morti e feriti. Per fortuna, però, cresce anche la richiesta di pene più severe per chi guida senza la dovuta prudenza e non rispettando le regole della strada, al punto che l’81,9% degli intervistati chiede che la guida in stato alterato di coscienza, se causa lezioni gravi o la morte, sia punita severamente con un inasprimento della pena.
In costante crescita il car sharing seppur con numeri ancora molto marginali nel nostro paese: gli utenti sono aumentati (+26%) il numero di autovetture anche (+8%) così come il numero di parcheggi (+8%).
La crisi ha anche poi un effetto assolutamente positivo perché sono calate le trasgressioni e le sanzioni. Non siamo diventati più bravi e improvvisamente più rispettosi delle regole della strada, ma semplicemente stiamo più attenti per evitare di pagare multe.

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