100 Italian Robotics&Automation Stories, Italia top in robotica

100 Italian Robotics & Automation Stories è la narrazione delle eccellenze italiane in ricerca e tecnologia. Il Rapporto, promosso da Enel e Fondazione Symbola in collaborazione con Fondazione Ucimu, mostra un Made in Italy fatto di terzo settore, imprese, centri di istruzione e ricerca, tutti avanzatissimi e innovativi. Sono analizzati dodici settori: aerospazio, agricoltura, automazione, automotive, divulgazione, domotica, edutainment e sport, logistica, nursing e assistenza, ricerca, salute, sicurezza.
La grande sorpresa di 100 Italian Robotics & Automation Stories viene dalla robotica, che crea una forte inquietudine. La domanda che si sente più di frequente è “i robot ci toglieranno il lavoro?”. Proviamo a capovolgere i termini del problema. Sicuramente alcuni lavori scompariranno, ma quanti nuovi lavori nasceranno e quali nuove competenze saranno necessarie? Il vero nodo da sciogliere è quello della formazione, che deve essere continua per accompagnare i lavoratori di oggi a diventare lavoratori di domani. Innovazione uguale esclusione? La Fondazione Mondo Digitale – citata tra i divulgatori in 100 Italian Robotics & Automation Stories – ha trovato la risposta “democratizzando” la conoscenza, aiutando soprattutto anziani e fasce deboli della popolazione ad entrare in confidenza con la tecnologia. A qualunque età e in qualunque situazione bisogna continuare a guardarsi attorno con curiosità e cercare di capire come evolve il mondo che ci circonda.

Esempio di robotica in medicina

Esempio di robotica in medicina

Ma davvero la robotica ci può aiutare? Una risposta affermativa viene dalla medicina, come vediamo in 100 Italian Robotics & Automation Stories, non solo in termini di assistenza (ad esempio agli anziani) ma soprattutto di tecniche chirurgiche che sono utilizzate con successo. Incredibile ma vero, l’industria italiana è sesta a livello mondiale per installazione di robot in comparti produttivi che vanno dalla moda, all’arredo, dall’alimentare alla metalmeccanica, e i numeri sono in crescita. Del resto, l’Italia è stata pioniera nella robotica: il primo progetto per un robot umanoide risale nientemeno che a Leonardo da Vinci con il suo cavaliere meccanico. Sempre a un italiano, l’imprenditore e innovatore Franco Sartorio, dobbiamo la meccatronica, fusione tra meccanica ed elettronica nata negli anni Sessanta del Novecento; dalla genialità di Sartorio nasce anche la Macchina di Misura, un dispositivo per misure dimensionali che in pochi anni diventa uno standard di mercato internazionale.

Robotica è sinonimo di creatività. Tra i maggiori esperti mondiali di robotica ci sono due donne, Barbara Mazzolai (IIT, Istituto Italiano di Tecnologia) e Cecilia Laschi (Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa), che nel 2015 sono state inserite da RoboHub tra le 25 donne geniali nella classifica Women in Robotics: la prima si occupa di biorobotica (ha ideato il plantoide, un robot che riproduce il comportamento delle piante), la seconda si dedica alla robotica soft (ha creato il robot polpo, che apre la strada allo sviluppo di macchine con superfici deformabili). Due casi di ricerca che si ispira alla natura.

100 Italian Robotics & Automation Stories dimostra che la robotica italiana non conosce confini. È arrivata in Antartide con i robot dell’ENEA grazie ai quali è stato possibile raccogliere dati e informazioni in superficie (con il robot RAS) e in profondità (grazie al sottomarino robottizzato SARA). Se è scontato dire che la robotica arriva nello spazio, meno scontato è che molte delle tecnologie già utilizzate o di prossimo utilizzo nelle missioni spaziali della NASA sono italiane, realizzate dall’INFN (Istituto Italiano di Fisica Nucleare) con l’ASI (Agenzia Spaziale Italiana): con loro la tecnologia italiana arriverà addirittura su Marte.

Zero Robotics è una gara a squadre in programmazione robotica aerospaziale promossa da NASA, ESA e MIT a cui partecipano studenti delle scuole superiori di tutto il mondo. Vale la pena sottolineare che l’Italia è l’unico Paese al mondo che ha un suo campionato nazionale a cui partecipa un numero crescente di squadre; nel campionato 2018-19 è stata la nazione con il maggior numero di partecipanti. Nel 2019 l’Italia ha vinto con due squadre dell’Istituto di Istruzione Superiore “Avogadro” di Vercelli: una ha vinto la gara di programmazione dei robot nella stazione spaziale internazionale, l’altra ha vinto la competizione virtuale. Uno degli studenti partecipanti, Matteo Rampazzo, spiega nel video l’esperienza di Zero Robotics.

Come sostiene Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola, «se l’Italia fa l’Italia è in grado di vincere qualsiasi sfida». Oggi che il mondo deve affrontare la sfida climatica siamo certi che l’Italia sarà in prima fila con progetti tecnologici in grado di coniugare sviluppo e sostenibilità, in piena sintonia con il Manifesto di Assisi. Perché le sfide si vincono se l’uomo rimane al centro.