La mappa dell’impronta ecologica marina (il mondo non è più blu!)

Ho inaugurato questo blog con un articolo intitolato “Il mondo è blu” ma ora, dopo poco più di un mese, mi arrendo all’evidenza che il blu non è la tonalità maggiormente diffusa nel nostro pianeta.

Uno dei primi tentativi di sintesi grafica dell’impatto umano sull’ambiente marino è infatti una “giallissima” mappa, pubblicata nel 2008 in un articolo della prestigiosa rivista scientifica Science, che mette in evidenza come le porzioni incontaminate (aree blu) siano solo il 4% degli oceani del nostro pianeta. Osservando il video della mappa globale ci si rende immediatamente conto che le uniche zone ancora prive di impatto sono in gran parte vicino ai poli, ma appaiono anche lungo la costa settentrionale dell’Australia, e in piccoli, luoghi sparsi lungo le coste del Sud America, Africa, Indonesia e nel Pacifico tropicale.

Mappa globale degli impatti antropici sull’ecosistema marino (Science 15 February 2008: Vol. 319 no. 5865 pp. 948-952)

L’approccio con il quale è stata realizzata la mappa è del tutto simile a quello che consente il calcolo  delle “impronte ecologiche” che le diverse attività umane hanno sul pianeta.

 Ma cosa significa impronta ecologica?

Immaginiamo di poter ricoprire la propria città con una cupola emisferica di un materiale trasparente che permetta alla luce di entrare ma impedisca a qualsiasi altra cosa di entrare e uscire. Per poter sopravvivere in questa “città nella bolla” la dimensione della cupola dovrebbe rinchiudere una quantità di territorio (zone agricole, foreste, fiumi, mare ecc) abbastanza grande da contenere tutte le risorse necessarie per produrre energia, alimenti ed altri beni necessari alla sopravvivenza dei cittadini ed essere in grado di assorbire tutti i rifiuti e l’inquinamento prodotto. Ovviamente l’area di territorio da  rinchiudere  sarà direttamente proporzionale ai tassi di consumo e di produzione dei rifiuti.

Questo esempio è un modo semplice per descrivere il concetto di “impronta ecologica”: l’area totale di ecosistemi terrestri ed acquatici richiesta per produrre le risorse che la popolazione di una comunità consuma ed assimilare i rifiuti che la popolazione stessa produce.

L’impronta ecologica (ecological footprint) definisce la “porzione di territorio” (sia essa terrestre o acquatico) biologicamente attivo (la cosiddetta biocapacità) di cui un individuo, una famiglia, una comunità, una città, una popolazione necessita per la completa sostenibilità di tutte le risorse che consuma e dei rifiuti che produce.

L’impronta ecologica è diventato in questi ultimi anni un noto e diffuso indice (spesso misurato in ettari globali) di  “quanta natura consumiamo”.

Impronta ecologica degli stati del mondo , secondo la Global Footprint Network. Il colore più scuro corrisponde all’impatto maggiore (Ecological footprint image courtesy of Wikimedia Commons).

 

Oggi l’umanità per fornire le risorse che utilizziamo e assorbire i nostri rifiuti consuma l’equivalente di 1,5 pianeti e se il trend del consumo non dovesse invertirsi, dal 2030 avremo bisogno dell’equivalente di due pianeti per sostenerci. E naturalmente, noi per ora, ne abbiamo ancora solo uno.

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