Già durante le prime “immersioni virtuali”, effettuate durante il nostro laboratorio didattico “UnderWaterFront” realizzato per il Festival della Scienza, le immagini, che arrivavano dalle scure acque del porto di Genova, ci avevano subito sorpreso per l’abbondanza e ricchezza di vita che ricopriva qualsiasi struttura immersa nei suoi fondali.

Il nostro ricercatore Giuliano Greco (ISMAR-CNR) e il video-operatore subacqueo Luca Tassara durante una delle “immersioni virtuali” del laboratorio didattico del festival della scienza 2012.
Eravamo consapevoli di dover “scovare” organismi marini in grado di stupire il pubblico presente in sala ma non avevamo messo in preventivo di essere noi, per primi, a rimanere a bocca aperta quando Luca Tassara, il nostro video-operatore subacqueo ci comunicava e ci mostrava in diretta , grazie alla tecnologia di trasmissione del segnale video e audio, di aver trovato una “foresta colorata di gorgonie” a 14 metri di profondità lungo una parete in cemento del molo della zona industriale del Porto di Genova. Le prime immagini sono state sorprendenti, una fitta colonia di grandi gorgonie gialle, rosse, viola sono apparse nelle torbide acque come se fossimo in immersione in una area marina protetta (vedi video).
Lo stupore è stato collettivo e ci siamo persi per lunghissimi minuti nell’ammirare questo incredibile esempio di “biodiversità portuale” assolutamente inaspettato. Solo quando Luca è riemerso in superficie, inquadrando una nave da crociera e la lanterna del porto sullo sfondo, ci siamo accorti di aver trovato qualcosa di straordinario.
Abbiamo ripetuto alcune immersioni per individuare le aree colonizzate e da quel momento il nostro laboratorio didattico ha sfruttato questa scoperta facendo ammirare tutti i giorni ai partecipanti questo inaspettato regalo che le acque portuali avevano fino ad ora celato.
La specie in questione è la Leptogorgia sarmentosa, una gorgonia arborescente di consistenza spugnosa, di colore molto variabile, che vive generalmente in acque torbide ricche di nutrimento, esposte alla corrente su fondali fangosi tra i 20 e i 300 metri di profondità e che, francamente, non ci saremmo mai aspettati di trovare su una parete verticale in cemento al centro di un porto industriale dove i grandi traghetti vengono a fare le riparazioni e le operazioni di carenaggio.
Il mare e i suoi abitanti, come spesso accade, ci hanno sorpreso ancora una volta.
Mi congratulo per l’articolo e per la fantastica “scoperta” In realtà basterebbero investimenti minimi per ridurre al massimo l’impatto ambientale del porto rendendo tutto ciò ancora più bello e l’ambiente ancora più “vivo” Esistono infatti impianti per iltrattamento delle acque di carenaggio e prima pioggia molto economici che potrebbero essere montati facilmente. Se volete saperne di più visitate il sito http://www.yachtgarage.it