10 Anni di lavori, visite e lezioni alla Columbia

Dal 2013, 10 Anni di incontri, lavori, visite e lezioni alla Columbia NYC

Ancora una volta “Engineering for Community Development” è un corso che intreccia le nostre strade con la Columbia University di New York, questa volta per approfondire Mini Grid e WEF Nexus i sistemi interconnessi di Water Energy and Food, continua l’amicizia che darà il via al Field Study Abroad #19 , il 22 Luglio 2023…

Le attività qui alla Facoltà di Ingegneria passano attraverso queste lezioni, e soprattutto un ampio sistema di network Engineering for Humanity per raccolta e analisi dati, interno ed esterno al mondo accademico, a partire dall’ASME, American Society of Mechanical Engineering che ha un gruppo dedicato allo sviluppo delle tecnologie per i Villaggi e realtà remote, una fonte di informazioni e inspirazione che si trova al nome di Engineering for Change (E4G) che sempre ha incontrato il Field Study nella sua prima giornata a NY.

PRESENTAZIONE dei risultati “RenewABLE Against Covid”: gli studenti di Ingegneria Energetica della Sapienza realizzano un impianto fotovoltaico per un centro della salute in Africa

Sotto l’egida del Grand Challenges Scholars Program alcuni studenti di Ingegneria Energetica della Sapienza nel marzo 2020, in pieno lockdown, hanno avviato il progetto “Renew-ABLE against COVID” insieme ad associazioni di studenti e professionisti italiani e africani, creando una vivace comunità online di ricercatori, tecnici e studenti per dare un aiuto pratico alle comunità rurali dell’Africa orientale.

L’iniziativa ha sostenuto la realizzazione di impianti fotovoltaici in alcune strutture sanitarie per garantire la fornitura di energia elettrica e assicurare la cura urgente del COVID, oltre a combattere l’HIV e la malnutrizione.

Sono stati individuati 12 centri sanitari in Kenya, le cui attività ordinarie vengono di frequente ostacolate da molteplici interruzioni di corrente giornaliere, e tra questi gli studenti hanno selezionato come progetto pilota il Nchiru Health Center, situato nella regione di Meru, nel Kenya orientale, e gestito dall’Associazione AINA. Il centro è uno dei DREAM (Disease Relief through Excellence and Advanced Means) della Comunità di sant’Egidio e tra i più importanti nell’area circostante nella prevenzione e nel trattamento del Virus COVID. 

L’intervento consiste nel repowering dell’impianto fotovoltaico ibrido da 5 kWp per raggiungere una potenza complessiva di 10 kWp, fornendo ulteriori 20 kWh di pacco batterie.

La Facoltà di Ingegneria Energetica della Sapienza, attraverso il gruppo di ricerca internazionale “Field Study for Mini Grid Optimization” (FS4MGO) e Tecnologie Solidali Onlus, ha effettuato l’analisi dei dati mentre alcuni professori hanno fornito la formazione all’interno della Micro Grid Academy (MGA) della Fondazione RES4Africa. Quest’attività portata avanti da giovani studenti italiani e kenyoti è stata fondamentale per la progettazione e la realizzazione del Sistema Energetico, come evidenziato da “Elettrici Senza Frontiere” onlus nei loro ringraziamenti, il prossimo impianto dopo la fase di engineering è già nella fase di procurement, gli interessati a collaborare possono contattare Tecnologie Solidali Onlus per ulteriori aggiornamenti.

Articolo di Andrea Micangeli, Diana Bulf e Massimo Picalarga

“RenewABLE vs Covid” Ingegneria Energetica di Sapienza premiata dalla National Academy of Engineering con 21 riconoscimenti “Grand Challenges for Engineering”

Di Andrea Micangeli, Diana Bulf e Massimo Picalarga

Sono stati pubblicati sul Sito Ufficiale della NATIONAL ACADEMY OF SCIENCES MEDICINE and ENGINEERING,  i nomi degli “Studiosi sul Campo per le Grandi Sfide dell’Ingegneria” del 2019 e 2020. Sono i riconoscimenti di eccellenza “Grand Challenges” e Venerdì 26 Giugno alle 18.00 saranno nominati tali alla fine del percorso “Renew-Able Energy Sistems against Covid” sulla piattaforma zoom accedendo al seguente link.

Università di Roma – Sapienza: Matteo Abbondanza, Andrea Barbaresi, Giorgio Belluni, Diana Bulf, Elena Carpentieri, Francesco Cattani, Eleonora Cherubini, Francesco Colliva, Claudio Cucchiari, Teodora Dussoni, Federico Fava, Marzio Gioia, Marco Maggiore, Aurelio Mandara, Beatrice Mari, Gloria Mariotti, Giorgio Mongiardini, Niccolò Parisio, Massimo Picalarga, Sonia Pilato, Francesco Vitale.

Questi studenti e studentesse hanno dimostrato di avere le competenze richieste dal Programma Grand Challenges, Sapienza resta la prima Università Europea insieme a 61 Università Statunitensi.

Durante il mese di lockdown circa 50 Studenti di Ingegneria Energetica della Sapienza  hanno realizzato un’attività per il programma “Grand Challenges”  dando una risposta in ambito energetico, rapida e a lungo termine per l’emergenza Covid. Insieme ad altri 100 tirocinanti e formatori provenienti dall’Africa, dall’Europa e dall’America hanno contribuito alla creazione di una rete intercontinentale per portare l’energia rinnovabile in 10 centri sanitari- covid in Africa e America Latina. Hanno preso parte in qualità di coordinatori soci di Res4AfricaIngegneria Sapienza ed Elettrici Senza Frontiere Italia con la partecipazione di aziende e partner locali.

Grazie al contributo della Comunità di Sant’Egidio, della ong AVSI, e degli studenti africani, direttamente in contatto con le strutture sul campo. Ai partecipanti sono stati forniti i dati e le informazioni tecniche necessarie per l’analisi del fabbisogno energetico dei centri sanitari abbinato alla radiazione solare necessaria per la progettazione e costruzione di impianti di energia rinnovabile. In alternanza alle lezioni frontali online, i partecipanti si sono incontrati in 10 gruppi di lavoro virtuali, ciascuno focalizzato su uno dei centri sanitari individuati.

L’esperienza di “Renew-Able Energy Sistems against Covid” sta permettendo, anche a distanza, di portare l’energia rinnovabile nei Paesi africani e di dare una risposta concreta nella lotta contro COVID19.

Uno screenshot dell’ultima videoconferenza del corso “Renew-Able Energy Sistems against Covid” .

Visit to Off Grid Box operative centre in Kigali (RWA)

Di Massimo Picalarga

In January 2020 I went to East Africa with the XVI Field Study Abroad  (https://www.fieldstudyabroad.org/about/), a training course oriented to prepare young professionals capable to face the challenges of developing countries in both urban and rural areas and ready to approach the identification of needs.

During the course we visited the Off Grid Box operative centre in Kigali (Rwanda).

Off Grid Box is an international company headquartered in the USA with operating centres in Italy and Rwanda that provides container systems for electrical energy, water purification and internet access in several developing African countries, particularly Rwanda, Tanzania and South Africa. It’s main goal is to change the custom of people that still use untreated water because clean and safe water is not available near their homes or too much expensive. That’s why the company provides a water purification system included in its container system, composed of an easy to transport container (2x2x2 m), a photovoltaic panel (3 kWp), 4 gel lithium batteries, a power bank recharge station. People are offered electrical energy through a rechargeable power banks for their mobiles and their house lighting, LED lamps and, as benefit every power bank recharge, they receive a 5 litres jerrycan full of purified water. The plant can be bought or got through a ‘Pay As You Go’ system (the box is for free and only services used are paid), installation and maintenance always included.

The container system is planned for communities with at least 400 families, or rather villages of 1.500/2.000 inhabitants and only requires connection to a water source.

Off Grid Box mission envisages to support gender equality as well, therefore the company only hires single mothers with dependent children as box keepers.

It was great to realize how this simple kind of system represents an essential instrument for improving the life quality of rural not grid-connected communities.

Micro-Hydro e Salute alla National Academy of Sciences

A Washigton il 12 Novembre 2019 nella monumentale sede della National Academy of Sciences si è celebrato il summit annuale del Grand Challenges Scholars Program (GCSP).

Nella Sala Conferenze più grande con un notevole pubblico di professori e studenti provenienti da 61 università statunitensi, Matteo Abbondanza, uno studente di ingegneria clinica della Sapienza ha presentato il lavoro sul campo condotto in Honduras per un centro sanitario basato su un impianto Micro Hydro di un villaggio di pescatori.
In questa occasione, l’Accademia Nazionale di Ingegneria ha proposto al Prof. Andrea Micangeli di entrare a far parte del Comitato GCSP, come primo membro europeo, al fine di favorire una maggiore partecipazione delle università europee verso la creazione di un capitolo europeo del Programma.
Il GCSP è un premio dato dalla National Academy of Engineering agli studenti che affrontano una delle 14 sfide dell’umanità (simili ai SDG dell’ONU), lo studente deve fare un percorso di potenziamento di 5 competenze (ingegneristica, imprenditoriale, di consapevolezza sociale, globale e interculturale) .
Dopo la conferenza e la riunione del comitato, un buon numero di scuole di ingegneria ha chiesto accordi permanenti con le università italiane per unirsi all’esperienza FSA sia in America Centrale che in Africa orientale.
Il prossimo passo sarà un incontro a Roma il 17 dicembre, che sarà una sessione preliminare del Capitolo europeo del Programma di studi sulle grandi sfide.Nella foto Matteo Abbondanza e Andrea Micangeli al N.A.E. e la diapositiva che riassume il progetto

Grand Challenge FSA STAFF

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MA GCSP Slide 2019-11-12

Rinnovabili per l’inclusione e lo sviluppo commerciale in Uganda

di Tommaso Andreani

Il mondo delle mini grid sta subendo una grande evoluzione negli ultimi anni. Sono molte le aziende che cominciano a dare il loro contributo nell’elettrificazione rurale. In Uganda ad esempio è possibile trovare degli esempi di impianti solari off grid sulle isole nel lago Vittoria. Queste isole abitate per lo più da pescatori stanno diventando un nuovo fulcro per investire nel business dell’elettrificazione rurale. Gli impianti sono costituiti da un solare con annesso stoccaggio in batterie e un generatore diesel di backup.

L’isola di Bukasa è prossima alla messa in funzione del suo impianto. L’impianto è stato studiato in maniera molto particolare, infatti i pannelli sono stati posizionati sopra delle strutture in mattoni, che potranno essere adibite ad attività per la comunità, uffici e alla Power house.

Uno degli obiettivi è quello di spostare la centralità de villaggio verso l’impianto per rendere la distribuzione più efficace e poter sfruttare a pieno le potenzialità dell’impianto. Una delle idee è quella di mettere i collegamenti in trifase proprio nelle strutture o a ridosso di esse ì, così da essere certi che queste siano in funzione senza rischiare di non poter raggiungere la tensione richiesta.

L’impianto potrà essere ampliato in futuro se aumenterà la domanda, con l’inserimento di nuove strutture identiche a quelle già installate e il possibile inserimento di nuove batterie; in questo modo sarà possibile anche aumentare la rete di distribuzione.

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KITOBO E BUKASA, un confronto tra due esempi di sviluppo economico e sociale, basati sull’energia rinnovabile.

di Andrea Barbaresi

Nel corso dei primi giorni del 2019 il gruppo del Field Study Abroad #13 si è recato nel Kalangala district, un arcipelago a nord del lago Victoria, in Uganda. In due isole di questo arcipelago, Kitobo e Bukasa, sono state costruite due mini-grid attraverso un partenariato di vari enti, aventi in entrambi i casi come Project Developer Absolute Energy. Absolute è un’azienda che si occupa di impianti di potenza basati su energie rinnovabili, con un focus particolare sull’elettrificazione rurale, soprattutto in East Africa. Nel caso specifico l’elettrificazione di queste isole ha come obiettivo il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione.

Sia Kitobo che Bukasa sono principalmente basate sulla pesca, attraverso l’energia sarà possibile migliorare l’attività dei pescatori e al tempo stesso creare nuove opportunità di impiego. Una differenziazione delle tipologie di impiego rende il villaggio economicamente più stabile nel suo complesso e resistente a imprevisti che potrebbero causare l’interruzione di un particolare tipo di attività.

Sebbene gli impianti installati sulle due isole siano simili, entrambi del tipo solare fotovoltaico, il progetto di sviluppo che si vuole portare a partire dall’ energia è differente.

A Kitobo è in funzione già da un paio di anni un impianto da 230 kW . Sul lato tecnico si può dire che questo impianto è molto innovativo dal punto di vista dello storage in quanto utilizza batterie a flusso al vanadio. Queste batterie sono estremamente performanti, sia dal punto di vista della profondità di scarica che della durata della vita,per via del loro costo sono utilizzate quasi esclusivamente in ambito industriale. Dal punto di vista della ricerca è estremamente interessante analizzare il loro comportamento in un piccolo impianto off-grid come questo.

Qui l’’utilizzo dell’energia elettrica corre su due fronti, da un lato è utile alle abitazioni civili (quasi interamente elettrificate) e alle piccole attività commerciali del villaggio, dall’altro è utilizzata da una macchina particolare, in grado di ottenere un ghiaccio di buona qualità, necessario per preservare il pesce che poi andrà venduto sulla terraferma.

Al di là dello sviluppo nella pesca l’energia ha apportato un miglioramento anche alle condizioni delle altre attività commerciali tramite l’acquisto di piccoli macchinari e soprattutto al tenore di vita della popolazione stessa, che adesso ha l’accesso alla luce nella propria casa e la possibilità di utilizzare elettrodomestici. Partendo da piccoli investimenti abbiamo notato come attraverso l’energia si è avuto un innesco di un piccolo ciclo virtuoso per l’economia locale che proseguirà nei prossimi anni espandendo sempre di più i propri orizzonti.

Per farne un esempio concreto con il quale il gruppo è venuto in contatto si cita un uomo che,attraverso l’acquisto di una lavatrice, è riuscito a far nascere un servizio di lavanderia molto florido, parlando con lui abbiamo capito che la sua intenzione è quella di mettere dei soldi da parte per poter comprare un’altra lavatrice e quindi far crescere la sua attività.

È importante sottolineare come attraverso questi risultati positivi in pochi mesi stia nascendo una mentalità di crescita tra gli abitanti del villaggio che prima era estremamente debole.

Nell’isola di Bukasa invece si sta puntando sull’idea di un fotovoltaico comunitario. Qui sono stati costruiti otto edifici aventi 100 kW di pannelli solari fotovoltaici sopra i vari tetti. In ognuno di questi edifici si svilupperanno attività commerciali di vario tipo, dal panificio alla lavanderia, dal trattamento del pesce al cinema, dalla macina per la farina ad un internet cafè e altro ancora, con la possibilità di ampliamento.Qui l’obiettivo è quello di creare un luogo di incontro e crescita per la comunità, nel quale grazie all’ energia elettrica sarà anche possibile organizzare assemblee, riunioni e anche perchè no feste o eventi di vario tipo. In tal modo a fianco allo sviluppo per le attività economiche e a quello della qualità della vita  dovuto all’elettrificazione civile si avrà soprattutto un incremento del livello di coesione sociale, aspetto di immenso valore in un villaggio di questo tipo.

A prescindere dal diverso tipo di input iniziale allo sviluppo, la cosa più importante è rendere gli abitanti di questi villaggi consapevoli delle enormi potenzialità che si hanno con l’accesso all’energia, in modo tale da far scegliere alla popolazione stessa in che direzione portare il proprio percorso di crescita.barbaresi

FSA ALLA RICERCA DELLE INNOVAZIONI DEL C.R.E.E.C.

di Federico Fava

La tappa prevista per il 5/1/2019 dal Field Study Abroad #13 è stata la Makerere University, situata a Kampala (Uganda). il professor Francis Mujjuni ci ha accolto dopo il nostro lungo viaggio in pullman da Kigali (Rwanda) nella facoltà della tecnologia e ci ha illustrato un quadro generale sulla situazione energetica ugandese attuale, pregressa e prevista per il futuro.

In seguito a questa breve e chiara introduzione, siamo passati ad un capitolo molto interessante della giornata: il laboratorio di ricerca del CREEC (Centre of Research in Energy and Energy Consumption). Qui si testano dispositivi elettrici già in commercio per verificarne le qualità. L’Uganda infatti è un paese molto sensibile nel campo delle energie rinnovabili, e fornisce agevolazioni a chi vuole usufruirne, tuttavia il problema sta nella qualità dei dispositivi che arrivano nelle mani dei cittadini: il lavoro del CREEC si muove proprio sul controllo di questa qualità e sul test e lo studio dei dispositivi. Molti strumenti di misura innovativi sono all’interno di questo laboratorio.

Il TRI-KA ad esempio permette di tracciare la curva caratteristica di un pannello fotovoltaico tramite un simulatore di sole artificiale.

Lo SPEKTRON invece è usato per osservare le performance di diverse lampadine tramite durata, spettro emesso, consumi…

Fiore all’occhiello è il gassificatore portatile prodotto dalla “allpowerlabs” (azienda produttrice di mini-gassificatori), a cui sono state apportate alcune modifiche nei filtri per lo studio sperimentale volto a migliorare le prestazioni del syngas prodotto. (allpowerlabs.it).

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Il funzionamento è il seguente: il combustibile è inserito in un serbatoio; passa poi al reattore dove avviene l’ignizione, controllata da degli ugelli, che regolano la quantità d’aria per la combustione e la conseguente produzione di syngas tra i 600°C e i 900°C (se si superano i 1200°C i silicati contenuti nel combustibile solidificano e ostruiscono il reattore); il syngas prodotto passa nei vari filtri per liberarsi così da tutte quelle particelle che ne abbassano il PCI o che creano problemi al motore che lo utilizzerà per generare energia elettrica. I gas combusti prodotti vengono poi fatti ricircolare sia per essiccare il combustibile nella tanca, sia per preriscaldare quello in entrata nel reattore.

Il particolare che più ci ha colpito è il fatto che il complesso è montato su un cassone attaccato al retro di una moto, per essere trasportato agevolmente ovunque ce n’è necessità (ovviamente si tratta di un progetto in fase sperimentale).

Infine ci sono stati mostrati i diversi combustibili testati in loco (che possono essere torsoli di pannocchia, bucce di arachidi o altri scarti agroalimentari), utilizzabili non solo nel gassificatore ma anche per le “cookstoves”, un tipo di fornello attualmente usato nei villaggi per cucinare, per il quale si vuole trovare un’alternativa al carbone ancora troppo utilizzato oggi nonostante i problemi legati alla deforestazione e all’inquinamento.

La visita si è conclusa con il pranzo nella mensa universitaria insieme ai ragazzi che ci hanno accompagnato nei loro laboratori.

Entrare a contatto con la realtà di questo continente e osservare come vengono studiate le varie soluzioni per migliorare la vita di tutti i giorni, ci ha dato la consapevolezza del nostro ruolo di studenti di ingegneria e di quanto sia importante il nostro contributo nello studio e nella ricerca per il futuro del nostro pianeta.

 

Green Energy a Kitobo

di Tommaso Del Moro e Alessandra Vannoni

La tappa del 9 gennaio 2019 del tredicesimo Field Study Abroad è stata Kitobo, un’isola off-grid dell’arcipelago ugandese delle Kalangala Islands (lago Vittoria) a pochissimi chilometri a sud dell’equatore.

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Per l’elettrificazione del villaggio è stato scelto il solare come fonte di energia rinnovabile. Dopo uno studio sulle necessità della popolazione e su un possibile sviluppo dell’economia locale, si è optato per l’installazione di 880 pannelli fotovoltaici per una potenza di picco complessiva di 230 kWp. Attualmente la potenza viene utilizzata per usi residenziali e alcuni usi produttivi, tra cui un sistema di produzione di ghiaccio, indispensabile per la conservazione e trasporto ottimali del pesce, che è la principale risorsa economica dell’isola. Tra gli obiettivi della gestione di Absolute Energy c’è proprio l’”educazione” della comunità attraverso dei tecnici che siano in grado di manutenere e preservare la centrale elettrica e gli altri apparati. L’impianto risulta attualmente dimensionato in previsione di una crescita commerciale ed economica dell’isola: sono già partite delle attività risalenti alla prima fase di operatività della rete nell’ottobre 2016 (lavanderia e forno) e si stimano altre aperture a breve.

Nonostante all’equatore sia suggerita una disposizione pressoché orizzontale dei pannelli (non più di 5-10°), la loro inclinazione è di 20° per garantirne la pulizia automatica, ad esempio grazie alla pioggia. Tuttavia questa peculiarità non incide significativamente sulla produzione.

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Di supporto alla generazione fotovoltaica è installato un generatore diesel da 80 kVA, in grado di garantire continuità di esercizio e di ricaricare il sistema di accumulo durante emergenze o piogge prolungate.

Alle innovative batterie al flusso di vanadio è affidata la funzione di accumulo dell’energia non richiesta dai carichi e di alimentazione degli stessi in caso di non produzione PV (manutenzione, avverse condizioni climatiche o di notte). Quattro batterie, di cui una ricopre il ruolo di ‘master’, da 15 kW e 130 kWh ciascuna, compongono il sistema di storage. La particolarità di questa tecnologia è la possibilità di sfruttare una profondità di scarica del 100% con 15000 cicli nominali attesi. All’interno di ogni ‘box batteria’ tre inverter bidirezionali regolano i flussi energetici in entrata e in uscita. Eventuali futuri aumenti di potenza erogabile ed energia accumulata sono svincolati l’uno dall’altro: è possibile rispettivamente aumentare la prima installando più inverter (in questo caso fino a un massimo complessivo di 6 per ogni box) e incrementare la seconda con un numero maggiore di tank (maggior numero di reazioni elettrochimiche) contenenti l’elettrolita.

IL progetto è stato realizzato dal promotore Absolute Energy, con il contributo di EEP (Energy and Environment Partnership) e le partnership tecniche con AVSI Ong e CIRPS – Sapienza.

Uno sguardo sulla situazione energetica ugandese

di Beatrice Mari

Dopo un lungo viaggio in autobus da Kigali (Rwanda) passando la dogana in uno scenario notturno confusionario, il 5 gennaio 2019 il Field Study Abroad #13 arriva finalmente in Uganda, nella Makerere University, situata a Kampala, la capitale.

Ad accoglierci nella Facoltà di Tecnologia c’è il professor Francis Mujjuni che ci illustra il quadro generale della situazione energetica ugandese attuale e prevista per il futuro.

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Gruppo FSA accompagnato dal prof. Micangeli (sulla sinistra) con il prof. Mujjuni (primo da destra)

Con l’ ”electricity act” del 1999, l’Uganda è risultata essere uno dei primi paesi africani ad adottare la separazione della gestione del ciclo dell’energia elettrica tra diverse compagnie competenti: 21 produttori di potenza indipendenti per quanto riguarda la generazione, il governo gestisce la trasmissione e 6 compagnie si occupano invece della distribuzione.

Ad oggi la potenza elettrica installata è di 972 MW che permette, oltre agli utilizzi industriali, l’accesso all’energia solo al 23% della popolazione totale (15% connessa alla rete nazionale, 8% con connessioni off-grid). Il 20% della potenza totale è prodotta da sistemi cogenerativi, impianti fotovoltaici e combustibili fossili, mentre il restante 80% è prodotta da centrali idroelettriche: questo è evidente essendo l’Uganda il paese che ospita le sorgenti del fiume Nilo e centinaia di fiumi minori.

Il 70% dei consumi di energia elettrica si concentra però solo nelle 3 città principali: Kampala, Entebbe e Jinja. Come si osserva quindi, l’accesso all’energia elettrica nei villaggi è ancora molto limitato. Questo per 2 motivi principali: costi elevati e densità di popolazione molto bassa (che implica difficoltà nella realizzazione delle linee per la trasmissione).

Grazie ai 3GW già firmati con i PPA (contratti in cui un‘azienda acquista elettricità da un produttore ad un prezzo fisso per kWh in modo da evitare variazioni di prezzo durante gli anni) questo Paese mostra di essere in forte crescita e prevede di assicurare l’accesso all’elettricità a tutti i cittadini entro il 2040. Inoltre questi contratti vengono firmati in modo da poter rispettare i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile e questo è motivo di orgoglio per l’Uganda perché dimostra di volersi sviluppare in modo sostenibile non solo sul piano ambientale ma anche economico e sociale.

Questa introduzione del prof. Mujjuni ci è stata di grande aiuto perché, per poter operare in un paese nuovo e contribuire al suo sviluppo, è molto importante conoscere la situazione attuale e le previsioni per il futuro. Solo in questo modo, anche nei lavori fatti sul campo successivamente, abbiamo potuto ragionare su nuove soluzioni sostenibili che possono solo che fare del bene all’Uganda e alla sua popolazione. Tutto questo ci ha dato la consapevolezza di quanto sia importante il nostro studio e soprattutto il nostro lavoro in loco.