Boom di iscrizioni per Car2Go a Milano in soli 15 giorni

Il car sharing one way di Daimler incontra le aspettative dei milanesi e raggiunge in soli 15 giorni i 2500 iscritti. E’ un record e soprattutto è una dimostrazione del fatto che in Italia siamo pronti per una mobilità innovativa e intelligente.
Le prime 154 smart Car2Go sono in strada da venerdì 9 agosto e nonostante la città deserta e il periodo vacanziero i cittadini del capoluogo lombardo sono corsi a iscriversi al nuovo servizio.images-2
Car2go è il car sharing privato del gruppo tedesco Daimler-Mercedes, che ha risposto all’avviso pubblico lanciato dal Comune con il quale si è sostanzialmente liberalizzato il mercato delle auto in affitto, portando un po’ di concorrenza in casa Atm, che, con i 135 veicoli GuidaMi e i suoi 5.400 abbonati, finora aveva avuto il monopolio del settore.
Entro settembre car2go metterà in strada altre 296 smart per raggiungere i 450 veicoli Car2go in giro per la città.

Come funziona Car2go? Basta iscriversi on line (la tessera è gratis fino al 30 settembre, poi costerà 19 euro) e recarsi dopo la registrazione online a ritirare la card in uno dei vari punti presenti in città: la concessionaria Smart di piazza XXIV Maggio, la sede di Legambiente e l’ufficio Clickutility in zona colonne di San Lorenzo (via arena 1). Dopo aver ritirato la tessera, si può prelevare l’auto: a differenza dei veicoli dei classici sistemi di car sharing diffusi in Italia — che si trovano in punti ben precisi e lì devono essere riconsegnati — le Smart saranno sparse in tutta Milano. Per individuare la più vicina è sufficiente controllare la posizione dei veicoli tramite la APP gratuita sul cellulare e prenotarla o prenderla al volo se ci si trova proprio nei paraggi. La prenotazione blocca la vettura per mezz’ora, il tempo necessario a raggiungerla e la APP da la posizione esatta del veicolo e la distanza che ci separa dalla macchina.
images-1Le auto si aprono usando la tessera: la chiave per la messa in moto è all’interno. Per riconsegnare il veicolo — in qualsiasi punto di Milano, anche diverso da quello da cui è stato prelevato — basta parcheggiarlo e ‘chiuderlo’ con la card: il sistema registra la fine del noleggio e addebita al cliente la cifra dovuta. Costo: 29 centesimi al minuto, compresi Iva, benzina (le Smart vengono rifornite dai team di Car2go: se si trova il veicolo a secco, il rifornimento è a carico dell’azienda), Area C e parcheggio su strisce blu e gialle. Il gruppo tedesco paga infatti a Palazzo Marino, ogni anno, un forfait per ciascun veicolo, per garantire ai clienti la sosta (ovunque) gratuita e la copertura del costo di area C.images-3
Il servizio ha ottenuto anche il riconoscimento “Innovazione amica dell’ambiente” assegnato l’anno scorso da Legambiente; i veicoli utilizzati sono infatti smart fortwo coupé ecologiche (98 g CO2/km) attive su un’area di oltre 120 chilometri quadrati, che comprende tutta la città e ne tocca tutti i principali punti di aggregazione. La rete di trasporto pubblico della città di Milano ed il progetto car2go si completano a vicenda perfettamente in quanto car2go è la soluzione di trasporto alternativa per i pendolari in grado di ridurre il traffico ed al tempo stesso l’inquinamento in città e consentirà a molti milanesi di sbarazzarsi della seconda auto.

A Napoli la mobilità elettrica si chiama Ci.Ro: City Roaming

Ci.Ro. è l’acronimo di City Roaming. Il progetto sperimentale, che è stato presentato lo scorso 4 luglio a Napoli al Maschio Angioino, ideato dall’Associazione Napoli Città Intelligente e finanziato dal MIUR nell’ambito del bando sulle smart cities, non riguarda solo car e van sharing elettrico, ma un sistema evoluto per la gestione delle variabili di traffico urbano che si basa su più servizi integrati di soluzioni innovative per la semplificazione d’uso e la navigazione.foto 1
In sostanza: utilizzare le nuove tecnologie per razionalizzare il traffico cittadino, ridurre l’inquinamento atmosferico e velocizzare l’espletamento di pratiche amministrative. I servizi sperimentali, infatti, inglobano non solo la mobilità condivisa ed ecosostenibile (nella fattispecie car e van sharing basato su veicoli 100% elettrici Renault), ma anche un sistema per l’espletamento di pratiche amministrative a km 0 disponibile presso i 4 Ci.Ro. points che saranno operativi già dal mese di settembre. I “Ciro Points”, ossia chioschi multimediali collocati lungo il perimetro delle aree ZTL in zone strategiche per
la mobilita’ cittadina (piazza Vittoria, Museo Nazionale, Maschio Angioino e piazza degli Artisti), consentiranno di iscriversi, identificarsi per accedere ai servizi, gestire l’uso del veicolo e richiedere ed ottenere permessi ed autorizzazioni ad oggi in competenza di Napolipark S.r.l.foto 3
Un sistema, quindi, molto flessibile e facile da utilizzare che introduce anche un innovativo software di infomobilità che stravolge il concetto classico di navigazione permettendo una ottimizzazione dei tempi di viaggio e una maggiore conoscenza del territorio, comprese le risorse turistiche e culturali, senza escludere lo svago, lo shopping, la buona cucina e tanto altro. La modalità di navigazione, resa possibile dai sistemi multimediali on-board, è basata su una architettura funzionale per scelte multiple alternative, progettata sulla base dei processi logici utilizzati dall’utente nella scelta della destinazione. Le soluzioni, che verranno sviluppate da Vodafone nel progetto, mirano a semplificare il processo di fruizione dei servizi di mobilità cittadina grazie alle potenzialità di devices mobili e applicazioni multipiattaforma. In particolare sarà realizzata un’innovativa soluzione di info-mobilità, fruibile dagli utenti sia via smartphone e tablet che tramite totem interattivi, per visualizzare su mappa informazioni in tempo reale sui servizi Ci.Ro. e schede multimediali relative ai punti d’interesse cittadino. La soluzione verrà inoltre installata nei veicoli del car sharing per abilitare funzionalità evolute di navigazione. “Gli ingorghi spesso nascono per una lettura unica della circolazione – ha spiegato il direttore del progetto, Giambattista Pignataro – che cosi’ viene invece razionalizzato, dando per esempio la possibilità a un veicolo fermo nel traffico di scegliere una via alternativa, risparmiando sui tempi e sui costi e riducendo l’inquinamento”. Vodafone doterà inoltre i veicoli di un’innovativa soluzione di gestione della flotta che consentirà la localizzazione del mezzo e il monitoraggio da remoto dei suoi parametri funzionali, aiutando a prevenire disservizi e consentendo una pianificazione ottimale in base allo storico di utilizzo”.
foto 2Ci.Ro. conta su una flotta complessiva di 11 veicoli 100% elettrici Renault, strutturata per lo studio della ottimizzazione funzionale e dimensionale di servizi idonei a sopperire alle esigenze di mobilità sia della cittadinanza che dei turisti. 8 Renault ZOE assolveranno alle funzioni di car sharing. Berlina compatta 100% elettrica dotata di un motore elettrico da 65 kW, Zoe è un concentrato delle più avanzate tecnologie: il sistema Range OptimiZEr per l’ottimizzazione dei consumi energetici, il valore di autonomia media più elevato fra i modelli elettrici di grande serie pari a 210 km (in ciclo NEDC), il connettore a bordo auto Chameleon per ricaricarsi con qualunque livello di potenza anche a 43 kW in soli 30 minuti, il tablet multimediale R-Link per essere sempre connessi al mondo esterno.
Il servizio di van sharing sarà affidato a 3 Renault Kangoo Z.E. Furgonetta elettrica equipaggiata con una motorizzazione da 44 kW e dotata di un’autonomia media di 170 km, Kangoo Z.E. è ideale per il trasporto delle merci in ambito urbano e quindi per le consegne o gli interventi di prossimità, grazie ad una capacità di carico di 650 kg.

Qualche buona notizia, made in Italy, dal mondo dei trasporti: a Milano al via la fase 2 della sostenibilità.

Ebbene si: il blocco dello scrittore colpisce chi si occupa di trasporti. Le notizie italiane sul tema, infatti, scarseggiano e ci sono poche novità da segnalare. Sarebbe sempre più facile scrivere di quanto accade in Europa e di come si evolve l’uso delle tecnologie a supporto dei cittadini, ma a volte sembra un inutile esercizio di stile alla Queneau, se paragonato con l’immobilismo di casa nostra.
Ma per fortuna ogni tanto accade qualcosa in controtendenza: a Milano è stata presentata la fase 2 della rivoluzione sostenibile.
Dopo la nascita di Area C, che ha ridotto il traffico nel centro città di oltre il 30% e del 7% fuori dalla Cerchia dei Bastioni, ora l’Amministrazione punta su tre nuovi obiettivi: il potenziamento del Car sharing, la riforma della sosta e un concreto incentivo ai veicoli elettrici.
“Abbiamo deciso di puntare su queste tre nuove azioni per dare un segnale concreto: Milano non si è fermata e continua la strada intrapresa con Area C”, ha dichiarato l’assessore alla Mobilità e Ambiente Pierfrancesco Maran.PFM “Con il potenziamento del Car sharing tante famiglie potranno rinunciare all’acquisto della seconda auto, abbattendo i costi e mantenendo pari possibilità di movimento. La riforma della sosta permetterà di recuperare l’evasione, premiare con sconti chi già oggi paga regolarmente, valorizzare le autorimesse del centro e liberare così spazio in superficie per incrementare il piano di pedonalizzazioni del centro. Infine, abbiamo deciso di incentivare sia chi sceglie l’auto elettrica, come mezzo privato o come flotta del Car sharing, sia chi vuole installare colonnine di ricarica in città”.
L’impegno del comune di Milano sembra quindi in linea con i dati recenti pubblicati da UNRAE che ci dicono che mentre il mercato dell’auto, mese dopo mese, conferma il trend pesantemente recessivo che lo caratterizza ormai da un quinquennio, segnando forse la crisi più prolungata attraversata dal settore, nel mese di maggio 2013 il comparto delle auto ibride ed elettriche in completa controtendenza con il resto del settore ha fatto segnare una crescita che, seppur espressa su numeri in assoluto non rilevanti, appare percentualmente consistente e significativa.
I dati diffusi in questi giorni dall’UNRAE, infatti, mostrano come, a fronte di una flessione generale del 7,75% nel mese di maggio 2013 rispetto al risultato conseguito nello stesso mese dell’anno precedente, le auto ibride registrino un incremento del 120,7% e le elettriche del 306,9%. Ancora più rilevante il dato relativo al consuntivo dei primi cinque mesi del 2013 che vede il mercato complessivo in caduta del 11,25% mentre le auto ibride fanno segnare un balzo record del 166,06% raggiungendo le 5,699 vetture immatricolate contro le 2,142 vendute nell’analogo periodo del 2012. Più contenuta la crescita delle elettriche nel cinque mesi considerati: +32,80% per un totale di 251 unità. Complessivamente però ibride ed elettriche sfiorano quasi la quota dell’1% del mercato rispetto allo 0,3% dell’anno precedente.

In migliaia alla manifestazione per la #mobilitànuova

152420372-701dddbc-57d4-49c2-9c3e-1e9c75b52930Secondo gli organizzatori della manifestazione di sabato 4 maggio, hanno sfilato per le vie della città circa 50.000 tra pedoni, ciclisti e pendolari per chiedere una #mobilitànuova che sposti gli investimenti a favore di pendolari e trasporto pubblico. Forse non erano in 50.000, ma sicuramente all’appuntamento hanno partecipato in tantissimi, raccogliendo l’appello che viaggiava in rete ormai da qualche mese. La manifestazione è stata molto bella: colorata e pacifica e soprattutto baciata da un caldo sole che a Milano non si vedeva da tempo.
Dunque la volontà di cambiare il sistema c’è e evidentemente c’è anche una esigenza specifica che è stata raccolta non solo dalle 150 organizzazioni che hanno aderito ma anche da tante persone che ritengono fondamentale per il loro futuro potersi muovere nelle città con mezzi pubblici, a piedi o in bicicletta.foto 1
La neonata Rete per la Mobilità Nuova ha presentato anche i 3 punti chiave della proposta di legge di iniziativa popolare:
– Destinare al trasporto pubblico locale e alla mobilità non motorizzata il 75% dei fondi pubblici per il trasporto e le infrastrutture per la mobilità.
– Definire target di mobilità validi in tutti i Comuni capoluogo di Provincia e nei Comuni con più di 50.000 abitanti, che, come per la raccolta differenziata, impongano alle amministrazioni locali obiettivi vincolanti, con un sistema di incentivi e disincentivi.
– Introdurre il limite di 30 chilometri orari nei centri urbani, con la possibilità di elevarlo a un massimo di 50 chilometri orari per le strade urbane le cui caratteristiche costruttive e funzionali lo consentano.

foto 3Questi i nodi chiave della proposta di legge che tra i suoi obiettivi intende aumentare la sicurezza di tutti e sollecitare modalità di trasporto alternative all’auto privata. Una rivoluzione della mobilità da imporre ai decisori politici, che parta proprio da un riequilibrio delle scelte politiche e delle risorse pubbliche destinate al settore dei trasporti. L’onda della mobilità nuova quindi si propone di andare lontano e come effetto ha comunque ottenuto la costituzione in Parlamento di un intergruppo per la Mobilità Nuova/Mobilità ciclabile. L’intergruppo – che si pone come punto di riferimento per ascoltare le istanze di ciclisti urbani, pedoni e pendolari – è composto da 57 deputati e senatori, motivati dalla volontà di promuovere idee e strumenti per modificare l’attuale condizione della mobilità urbana e dei trasporti in Italia. Tra i promotori c’è il neodeputato del Pd Paolo Gandolfi, urbanista eletto in Parlamento da assessore alla Mobilità, alle Infrastrutture e ai Lavori pubblici di Reggio Emilia: la città più ciclabile d’Italia (che a ottobre scorso ha ospitato i primi Stati Generali della Bicicletta a della Mobilità Nuova) dove il limite di velocità per i mezzi a motore in ambito urbano è di 30 chilometri orari.
Alla manifestazione era presente il neosottosegretario alle Infrastrutture e trasporti Erasmo D’Angelis, il quale ha rilasciato a Repubblica la seguente dichiarazione: “Raggiungere i migliori standard europei nel settore del trasporto pubblico locale e ferroviario regionale è la strada giusta per aumentare la qualità della vita degli italiani. Per questo le nuove politiche del governo Letta, come ha assicurato anche il ministro Maurizio Lupi, mettono al centro la nuova mobilità urbana”.
Grande successo della manifestazione sui social network dove con l’hashtag #mobilitànuova si poteva seguire passo passo lo svolgersi degli eventi, attraverso foto, video e tweet postati dai partecipanti.

A New York si inaugura il bike sharing. A Roma sono sparite tutte le bici pubbliche. E gli eco-incentivi auto restano inutilizzati.

Una deblacle italiana su più fronti. Due giorni fa il Venerdì di Repubblica ha pubblicato un approfondito articolo sul bike sharing romano: tutte le biciclette pubbliche sono state rubate e oggi resta solo qualche carcassa sparsa per la città senza catena o senza sellino. Una vicenda triste, cominciata più di 4 anni fa, tipicamente italiana, dove gli amministratori pubblici si accusano a vicenda e si rimpallano le responsabilità. A Parigi, nel frattempo, dove il servizio è partito 5 anni fa con 7000 biciclette (il famoso Velib della JCDecaux), oggi ce ne sono 20.000. E nello stesso arco temporale a Roma i ciclisti abituali sono decuplicati e hanno raggiunto la considerevole cifra di 170.000. Ci sono 493 città del mondo dove il servizio funziona perfettamente: tra queste anche a Milano e Torino, ma si arriva fino a Baku in Azerbaijan. In Italia anche a Firenze e a Bologna non esistono servizi di bike sharing degni di questo nome.
Qualche giorno fa, invece, a New York è stato inaugurato il nuovo servizio di bike sharing che ha già 5000 iscritti (http://www.citibikenyc.com). bikenycAnche per la città più famosa del mondo è stato un avvio difficile, costellato di problemi: prima il software che non funzionava e poi il deposito di stazioni e biciclette finito sotto acqua a causa dell’uragano Sally. Tutto superato però adesso e il servizio è stato inaugurato e ha anche uno sponsor: Citibank. Oggi a NY ci sono già 60 stazioni attive delle 330 previste per un totale di 6000 bici. Il servizio partirà a maggio, ma appena si sono aperte le iscrizioni il sistema ha raggiunto i 2500 iscritti nelle prime ore e ha poi toccato i 5000 iscritti nei due giorni successivi. 103$ il costo dell’abbonamento annuale che consente fino a 45 minuti gratuiti di utilizzo.
La Commissaria Sadik-Khan alla presentazione del servizio – Source: Streetsblog – foto Stephen MillerE’ la società canadese Bixi (quella del bike sharing di Londra) che si è aggiudicata due anni fa la gestione del sistema, con un sistema tecnologicamente molto avanzato.
Purtroppo per il nostro paese il tema della mobilità sostenibile sembra proprio non voler decollare. Troppa burocrazia o mancanza di vera volontà politica: rimaniamo sempre indietro e anche quando, in un momento di grande crisi sia del settore che dell’economia in generale, stanziamo fondi per agevolare l’acquisto di auto ecologiche o a basso impatto ambientale poniamo limiti o regole che li rendono inutilizzabili.
Altra triste storia all’italiana: gli ecoincentivi, di cui abbiamo già parlato in questo blog, previsti dal governo Monti, si sono rivelati una bufala: bruciati in poche ore quelli per i privati (circa 4,5 milioni di euro), sostanzialmente inutilizzati quelli per le aziende. Dopo più di 30 giorni (l’entrata in vigore risale al 14 marzo) sono stati richiesti solo 300.000 mila euro sui 35 milioni stanziati. Qual è il problema? Gli incentivi per le aziende sono vincolati alla rottamazione di autoveicoli con più di 10 anni di età. Oggi tutti sanno che le aziende ammortizzano e sostituiscono le auto in tempi molto più brevi. Quindi in sostanza un sistema di incentivi che non tiene conto della reale situazione del paese ed è evidente il fatto che la politica non si è consultata con le categorie di riferimento prima di stanziare gli incentivi stessi. Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto (http://www.federauto.it/sezione-pubblica/sala-stampa/cs-gli-ecoincentivi-destinati-alle-aziende-giacciono-inutilizzati), ha cercato per mesi di bloccare questo provvedimento lanciando appelli al Governo, in considerazione anche del fatto che lo stesso provvedimento è costato circa 600.000 euro cioè il doppio degli incentivi richiesti finora.

L’Italia è al 50° posto nella capacità di sfruttare la tecnologia dell’informazione

L’Italia è al 50° posto su 144 paesi monitorati nell’utilizzo delle tecnologie legate all’informazione (ICT): a dirlo è il Global Information Technology Report del World Economic Forum. Il rapporto si basa su un indice elaborato a partire da 54 parametri tra cui la diffusione degli smart phones, la disponibilità di capitali, la penetrazione di internet. Guida la classifica la Finlandia, seguita da Singapore mentre al terzo posto si piazza la Svezia. Olanda, Norvegia, Svizzera, Gran Bretagna, Danimarca, Usa e Taiwan seguono a ruota in ordine nella top ten.
Magra consolazione essere qualche posto prima della Grecia, ma siamo dietro a paesi “esotici” come le Barbados, la Giordania o Panama o a paesi come la Polonia e la Repubblica Ceca.
Il dato più preoccupante riguarda il fatto che la digitalizzazione, come evidenziato nel report, ha misurabili effetti sulla crescita economica e sulla creazione di posti di lavoro; uno dei parametri che è stato utilizzato per stilare la classifica è proprio relativo alla capacità di sfruttare le opportunità legate all’era digitale, che vengono colte in paesi del nord europa ma sembrano non essere sfruttate nelle realtà che come l’Italia si trovano oggi ad affrontare un pesante GAP culturale e materiale.
“La digitalizzazione ha aumentato il Pil mondiale di 193 miliardi di dollari negli ultimi due anni, creando 6 milioni di posti di lavoro – si legge nel rapporto – un aumento del 10% dell’indice di digitalizzazione del paese porta a una crescita dello 0,75% del Pil procapite, e a una diminuzione della disoccupazione dell’1,02%”
Dunque non è solo importante migliorare l’accesso alle nuove tecnologie ma è fondamentale creare condizioni migliori per gli investimenti e per l’innovazione.
Il rapporto evidenzia anche come l’Europa rischi realmente di perdere terreno a favore degli Stati Uniti e dell’Asia a meno che non aumenti gli investimenti nel settore telecomunicazioni. C’è una evidente e profonda spaccatura tra i paesi dell’europa del nord e tutti gli altri paesi della UE che va velocemnete colmata in qualche modo.
La crescita relativamente bassa, il calo dei redditi e gli alti dividendi pagati per puntellare i prezzi delle azioni significano in sostanza che gli operatori fissi e mobili non sono in grado di trovare i fondi necessari.
Secondo il Global Information Technology Report i finanziamenti pubblici e il sostegno alle iniziative con co-investimenti potrebbero essere ricette adatte per arrivare a una soluzione del problema. La McKinsey & Company, continua il report, offre quattro ulteriori idee per sbloccare gli investimenti:
– Permettere agli attori dei settore di consolidare in modo che possano gestire reti e utilizzare le risorse in modo più efficiente
– Consentire una maggiore flessibilità dei prezzi per cui gli operatori possano fare ricarichi maggiori per clienti che richiedono velocità più elevate e più servizi
– Limitare la regolamentazione a pochi servizi di base, e permettere “tolleranza normativa” a eventuali investimenti nelle reti di nuova generazione, il che fornirebbe agli operatori una maggiore possibilità di recuperare i loro investimenti
– Offrire agli operatori uno spettro più ampio di attività in cui operare in modo da avere più opzioni per estendere la capacità di rete.

 

A Milano nasce la prima smart street multiservizi. Il Fuori Salone come occasione di risparmio energetico e innovazione tecnologica.

Via Spiga diventa la prima smart street multiservizi italiana. Nel cuore del quadrilatero della moda si accende in via permanente un innovativo sistema che integra tecnologie all’avanguardia per servizi ai cittadini e ai visitatori del fuori salone che provengono da tutto il mondo.
In sostanza un sistema di luce urbana a proiettori led, abbinato al telecontrollo e alla potenzialità della rete internet consentirà di ottenere un 70% di risparmio energetico, attivando contemporaneamente servizi utili innovativi per la comunità.
In Via della Spiga prenderà vita, infatti, una piattaforma smart che porterà la connettività ultraveloce di Fastweb alla rete internet e un servizio wi-fi di nuova generazione dotato di un sistema intelligente di autenticazione. Si potrà quindi navigare gratuitamente tramite banda ultralarga, la stessa che consente l’implementazione di applicazioni interattive e smart al servizio dei cittadini. Ma c’è di più: stazioni urbane di ricarica elettrica, colonnine sos per la sicurezza, videosorveglianza, totem multimediali, il tutto abbinato a giochi di luce “in movimento” che renderanno spettacolare la strada stessa. Samsung installerà nella strada un totem multimediale touch screen dedicato alla comunicazione e a info utili per il cittadino (meteo, traffico, turismo etc) mentre Renault popolerà la strada con la Twizy elettrica al 100%.
Lo scopo è eliminare gli sprechi, monitorare i consumi energetici, di acqua e di gas, ricaricare auto e bici elettriche, collegare videocamere e display luminosi, monitorare il territorio ed elevare il grado di sicurezza.
Una sfida tecnologica all’avanguardia in Italia e in Europa, capace di offrire servizi urbani innovativi e utili, nel rispetto dell’ambiente e con una gestione intelligente delle risorse energetiche presenti sul territorio.
Se la stessa piattaforma fosse applicata all’intera città di Milano, sostengono i promotori e gli organizzatori, si potrebbero eliminare completamente gli sprechi, rendendo intelligenti circa 200.000 punti luce presenti sul territorio di Milano, risparmiando fino a 9 milioni di euro all’anno, con una riduzione di 18 tonnellate di CO2.
SPIGA SMART STREET è un progetto promosso dall’Associazione di via, con il patrocinio del Comune di Milano – Assessorato al Commercio, Attività produttive, Turismo, Marketing territoriale, Assessore Franco D’Alfonso – con il supporto di aziende private, leader nel settore dell’innovazione e della tecnologia: Fastweb; Cariboni Group, Samsung, Umpi; Imq – Istituto Italiano del Marchio di Qualità, Blachere Italia, Renault Italia.
La prima smart street italiana, presentata questa mattina in una conferenza stampa affollatissima, verrà inaugurata martedì 9 aprile in occasione del fuori salone di Milano, con scenografie di luce e design

4 maggio: manifestazione a Milano per la #mobilitanuova. I perché di una nuova mobilitazione

E’ nato su facebook e su twitter un nuovo gruppo che si occupa di #mobilitanuova, che ha lanciato una manifestazione a Milano prevista per il prossimo 4 maggio. Sarà una critical mass a piedi che ha l’ambizione di coinvolgere pendolari, pedoni e pedali per far cambiare strada all’Italia e che ha come obiettivo la raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare.
“C’è un’urgente necessità di riorientare le risorse pubbliche concentrando la spesa laddove si concentra la domanda di mobilità e nello stesso tempo va avviato un radicale ripensamento del settore dei trasporti, sostenendo attraverso scelte strategiche le persone che quotidianamente si muovono usando i treni locali, i bus, i tram e le metropolitane, la bici e le proprie gambe e dando l’opportunità a chi usa l’automobile di scegliere un’alternativa più efficiente, più sicura, più economica.” E’ un passaggio del manifesto di intenti della rete Mobilità nuova. Per saperne di più abbiamo incontrato Paolo Pinzuti, in rete “ilpinz” e gli abbiamo rivolto alcune domande:
Come è nata l’idea di nuova manifestazione il 4 maggio a Milano?
L‘idea della manifestazione è nata durante gli Stati Generali della Bicicletta e della Mobilità Nuova tenutisi a Reggio Emilia nell’ottobre scorso. Durante questo evento è stato da subito evidente il grande limite che avevamo di fronte: se le nostre città sono ipercongestionate dal traffico e se la sicurezza di pedoni e ciclisti è messa a repentaglio da un tasso di motorizzazione che non ha eguali in Europa, allora diventa necessario creare un’alternativa all’uso dell’automobile privata, soprattutto nelle grandi città. Per creare l’alternativa servono scelte politiche coraggiose e soldi che, però, al momento sono utilizzati male perché i fondi per le reti di trasporto pubblico non sono distribuiti seguendo i reali bisogni della popolazione. Mentre oltre il 90% degli spostamenti avvengono in ambito urbano, il 75% dei finanziamenti pubblici sono destinati agli spostamenti di lunga percorrenza. Al momento in Italia sono in fase di progettazione o realizzazione 32 nuove autostrade. Parliamo di 45 miliardi di euro, tutto questo mentre (per esempio) la Regione Piemonte da una parte non rinuncia alla TAV e dall’altra annuncia tagli del 50% al trasporto pubblico. C’è qualcosa che non va, no?
Chi c’è dietro all’organizzazione di questo nuovo appuntamento?
La rete è una naturale evoluzione della campagna/movimento #salvaiciclisti. L’esperienza del 2012 è servita per capire come si crea una mobilitazione importante partendo da zero, abbiamo capito come si fa, adesso alziamo la posta in gioco.
Perché Milano?
Abbiamo scelto Milano per questioni meramente logistiche e di opportunità politica: l’anno scorso la manifestazione di #salvaiciclisti si tenne a Roma. Quest’anno a Roma ci saranno le elezioni comunali e organizzare una manifestazione simile durante la campagna elettorale sarebbe stato oggetto di possibili strumentalizzazioni da parte di candidati in cerca di visibilità. Inoltre Milano è facilmente raggiungibile da tutte le regioni del nord e centro Italia.
Che ruolo ha salvaiciclisti nell’organizzazione di questo nuovo appuntamento visto che si tratta di una critical mass a piedi?
#salvaiciclisti è uno dei soggetti che promuovono la Rete per la Mobilità Nuova. Il motto di #salvaiciclisti è sempre stato “noi non siamo ciclisti, ma cittadini che usano la bici o che vorrebbero usarla se non avessimo paura di farlo”, questo significa che la bicicletta è un complemento e non certo il soggetto delle rivendicazioni. L’obiettivo di #salvaiciclisti è garantire il diritto a chiunque di potersi spostare in sicurezza senza temere per la propria incolumità. Che la manifestazione avvenga quindi in bici o a piedi non ha nessuna importanza: un ciclista appena scende di sella diventa un pedone.

Il termine critical mass è diventato sinonimo a volte di manifestazioni non proprio pacifiche, non temete questo aspetto?Assolutamente no. Per Massa Critica si intende in generale una soglia quantitativa minima oltre la quale si ottiene un mutamento qualitativo. Ecco, questo è il motivo per cui si parla di “critical mass”: se vogliamo che le cose cambino, dobbiamo essere in tanti. Rispetto all’obiezione fatta, la critical mass è una modalità propria della comunità ciclistica per rendersi visibili e dimostrare in questo modo il proprio diritto ad essere legittimi utilizzatori della strada. In se è un modo pacifico di manifestare, se poi in passato ci siano stati degli episodi spiacevoli, non è il caso di generalizzare: è capitato che finissero alle mani anche in parlamento, ma nessuno si permetterebbe di sostenere che il parlamento è un luogo violento.

Chi ha aderito fino adesso alla manifestazione?Ad oggi sono una cinquantina le sigle che hanno comunicato la propria adesione alla manifestazione. Tra le più importanti ci sono il Touring Club Italiano, Legambiente, FIAB, ma anche altre realtà più piccole come l’Associazione Comuni Virtuosi, Medici per l’Ambiente, Genitori Antismog, Ingegneri Senza Frontiere, insomma una galassia di realtà che per motivazioni diverse si ritrovano a confluire su un progetto comune.

Cosa sperate di ottenere?
Speriamo di cambiare il nostro paese partendo dal modo in cui ci muoviamo.
Il primo obiettivo è creare consapevolezza rispetto al fatto che in Italia ci muoviamo male e che questo muoverci male, oltre a rovinare l’economia ci sta rovinando la vita. Cioè chi prende l’autobus e lo trova sporco, vecchio e in ritardo o magari chi deve prendere
l’auto perché l’autobus non lo può neppure prendere perché non c’è, deve entrare nell’ottica di idea che questa condizione non è normale e necessaria, ma è frutto di una gestione errata dei denari pubblici. Per rendersene conto basta andare in una qualunque città del Nord Europa.
Il secondo obiettivo è quello di trasformare questa consapevolezza in una massa critica sufficiente a modificare lo status quo: dopo la manifestazione lanceremo una raccolta di firme per presentare una proposta di legge di iniziativa popolare per aumentare l’allocazione di finanziamenti pubblici diretti alle reti di trasporto pubblico che ruotano attorno alle città. In poche parole, è arrivato il momento che la paralisi che viene messa in scena quotidianamente nelle nostre città finisca con la massima urgenza nell’agenda politica degli amministratori del nostro paese.

Millennials: dipendenti da telefonini (e non dalle auto) e propensi al car sharing. La #mobilitànuova avanza

Zipcar ha recentemente pubblicato i risultati di uno studio indipendente sulla generazione Y, ovvero i Millennials, le persone nate tra gli anni ottanta e i primi duemila (http://www.smart-mobilitymanagement.com/scott_griffith_millennials_are_more_dependent_on_mobile_phones_than_cars__53563-en-423-183982-1517.html). La ricerca analizza attitudini e comportamenti di questa generazione in relazione al trasporto urbano, alle tecnologie e al possesso dell’auto.
Siamo di fronte a un vero cambiamento nelle modalità di approccio al trasporto: la ricerca infatti evidenzia una generale tendenza a utilizzare i servizi disponibili on demand (ovvero il car sharing, il bike sharing, il car pooling etc.) piuttosto che a guidare l’auto privata.
Vediamo nel dettaglio le singole voci:
– il 65% dei Millennials afferma senza esitazioni che perdere il telefonino o il computer sarebbe molto più grave nella loro vita quotidiana che “perdere” la macchina
– uno su quattro degli intervistati afferma che le APP per i mezzi di trasporto hanno ridotto la frequenza alla guida
– il 73% dei Millennials preferisce fare acquisti on line piuttosto che guidare fino ai negozi
– il 47% della generazione Y predilige passare tempo in chat con gli amici piuttosto che muoversi per vedersi di persona

Scott Grifffith, Presidente e CEO di Zipcar ha affermato: “ Stiamo vivendo il più importante cambiamento relativamente alle modalità di trasporto delle ultime generazioni: la creazione di una nuova società mobile. Presto vivremo in aree metropolitane allargate che comprenderanno reti di ubiquità, attraverso APP sui telefonini che consentono di sviluppare servizi di mobilità on demand. Queste reti di mobilità permetteranno ai consumatori collegati di scegliere il miglior mezzo di trasporto per ogni viaggio, in tempo reale”

I millenials quindi stanno rivoluzionando il modo di muoversi: hanno infatti la consapevolezza dei danni ambientali che derivano dall’inquinamento da traffico e sono afflitti dagli alti costi che ha il mantenimento di un’auto privata. Il concetto di #mobilità nuova è insisto nel loro DNA così come una fortissima propensione all’utilizzo del car sharing.
Questo dato emerge da un altro studio condotto da Frost & Sullivan (http://www.smart-mobilitymanagement.com/who_will_car_share_in_the_future__53486-en-441-183932-1517.html) tra coloro che non utilizzano il car sharing in 5 città in 3 paesi europei (Francia, Germania e Inghilterra). Sono stati intervistati circa 2348 non utilizzatori di car sharing e la generazione Y si è subito dimostrata interessata e propensa a utilizzare il servizio.

Tempo di incentivi: tempo di regole. Ecco le Linee Guida della commissione Europea per i veicoli a basso impatto ambientale

Lo sviluppo e la crescente penetrazione sul mercato di veicoli puliti ed efficienti sul piano energetico sono stati considerati a lungo quali mezzi efficaci per ridurre la dipendenza dei trasporti dagli idrocarburi e quindi ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Negli ultimi anni, quindi, diverse misure politiche sono state adottare a livello unionale, nazionale e regionale per incoraggiare lo sviluppo e la fornitura di veicoli a basse emissioni di CO2. Consistenti finanziamenti in provenienza dai programmi europei sono stati destinati alla ricerca e ad attività innovative consentendo l’immissione sul mercato di diverse tecnologie pulite. Parallelamente alle iniziative pubbliche volte a rendere più ecologici i trasporti stradali, l’implementazione di misure sul lato della domanda è diventata essenziale per sensibilizzare i clienti e diffondere l’accettazione dei veicoli puliti, incrementandone la diffusione.
Attualmente, le regole in materia di incentivi finanziari differiscono tra i vari paesi dell’UE, ma un quadro comune potrebbe favorire l’aumento del parco veicoli ecologici determinando prezzi più bassi per i consumatori.
Gli incentivi sono strumenti utili per dare impulso all’industria automobilistica che produce veicoli a basse emissioni di CO2, ma dall’altro lato possono anche determinare distorsioni del mercato. Per affrontare questa problematica, tra i principi obbligatori nell’ambito delle linee guida vi è quello della non discriminazione quanto all’origine del veicolo, il rispetto delle regole dell’UE in tema di aiuti di Stato e di appalti nonché la valorizzazione delle migliori pratiche in questo ambito. Gli Stati membri devono tener conto di questi principi per non violare le disposizioni del trattato UE.
Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea e responsabile per l’Industria e l’imprenditoria, ha affermato: “La Commissione incoraggia da tempo lo sviluppo di veicoli puliti ed efficienti sul piano energetico. Queste linee guida e un quadro comune proposto per gli incentivi finanziari serviranno a ridurre le emissioni di CO2 e aumentare simultaneamente la domanda di veicoli puliti. Gli incentivi finanziari concessi dagli Stati membri sono strumenti estremamente efficaci per incoraggiare la penetrazione di questi veicoli sul mercato. Però, per assicurare condizioni di equità per le imprese e raggiungere un effetto significativo sul mercato, abbiamo bisogno di un quadro comune.”
Le linee guida si applicheranno alle automobili, ai furgoni, agli autobus, agli autocarri, ma anche alle moto a due e tre ruote e ai quadricicli e si applicheranno agli incentivi concessi in qualsiasi forma.
I principi obbligatori sono basati sul trattato UE e comprendono le disposizioni che si devono obbligatoriamente rispettare per non violarlo. In essi rientrano:
▪ La non discriminazione per quanto concerne l’origine del veicolo in questione
▪ La compatibilità con la legislazione UE in tema di omologazione
▪ La non violazione delle regole dell’UE in tema di aiuti di Stato
▪ La presa in conto delle disposizioni in tema di appalti pubblici (Direttiva 2009/33/CE)
▪ Il rispetto del riconoscimento reciproco all’atto di notificare gli incentivi (Direttiva 98/34/CE).

Link alle linee guida:
http://ec.europa.eu/enterprise/sectors/automotive/environment/financial/index_en.htm
Ad essi si aggiungono poi alcuni principi in forma di raccomandazione e migliori pratiche.

Link agli incentivi del ministero dell’ambiente:
http://www.bec.mise.gov.it/site/bec/home.html