Il costo dell’ETS per le imprese energetiche italiane

Mentre l’ISPRA pubblica i dati ufficiali al 2012 sulle emissioni di gas serra in Italia, evidenziando, per il periodo 2008-2012, una riduzione del 4,6% rispetto al 1990, a fronte dell’impegno nazionale di riduzione del 6,5%, ci siamo domandati quanto sia costato alle imprese energetiche italiane ridurre le emissioni di gas serra. A tale domanda si potrebbe dare una risposta andando ad analizzare i bilanci delle principali compagnie attive nei settori di produzione di energia.

È ciò che è stato fatto, prendendo a riferimento i primi 4 operatori termoelettrici italiani nel 2012. Elencati in ordine di contributo alla produzione lorda di energia elettrica essi erano: Enel (26%), Eni (9%), Edison (8%) ed Edipower (5%) (Fonte: AEEGSI). Il quarto operatore sarebbe E.On, ma nello studio è stato considerato come operatore “straniero” e quindi escluso.

Riuscire a raccogliere dati omogenei è impresa ardua. Lì  dove è stato possibile, i dati sono stati disaggregati per la quota spettante al territorio Italia. Quindi si è scelto di confrontare i dati di bilancio e le emissioni di Enel Produzione e non del gruppo Enel, che, attraverso altre aziende collegate, gestisce centrali in tutto il mondo. Purtroppo, per Eni, non è stato possibile scorporare i dati e quindi essi comprendono le emissioni derivanti da attività (anche settori ETS diversi dalla produzione termoelettrica) svolte in altri paesi. Il che rende il dato Eni disomogeneo dai dati dei rimanenti 3 operatori.

I bilanci societari sono tutti pubblicati nei siti internet delle società oggetto dello studio. In ciascuno dei bilanci analizzati esistono una voce relativa alle emissioni di gas serra effettive ed un confronto con i permessi gratuiti ad emettere come stabilito dal Piano di assegnazione nazionale, in accordo con il sistema europeo di scambio di emissioni (ETS).

Il periodo di osservazione dell’indagine è coinciso con il 2° periodo di adempimento del Protocollo di Kyoto, dall’anno 2008 al 2012. All’interno del periodo in esame mancano i dati 2008 di Edison e quelli 2012 relativi ad Edipower.

Complessivamente, nel quinquennio, si hanno emissioni effettive per 413 milioni di t contro un totale di 409 milioni di permessi. Il saldo è dunque negativo, ma per soli 4 milioni di t. Ciò significa che, in media, i 4 operatori hanno emesso 23,2 milioni di t l’anno di gas serra contro 22,8 milioni di permessi ricevuti.

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Per quantificare in moneta, ipotizzando un prezzo dei permessi medio annuo pari alla media annua dell’indice EUA Futures (Fonte: ICE), che è oscillato tra i 22,5 €/t del 2008 agli 8,0 €/t del 2012, i 4 operatori hanno dovuto acquistare quote di emissione per 4,0 milioni di € l’anno.

Nel dettaglio, il risultato per l’anno 2008 sottolinea un ritardo nell’allineamento al piano di riduzione fissato nel PNA. In media, per i 4 operatori, il saldo tra emissioni e quote rilasciate è negativo per  un milione di t con un conseguente esborso di 24 milioni di €.

Nel 2009 e poi, soprattutto nel 2010, l’effetto della crisi economica e della domanda di energia cambia completamente lo scenario, con saldi emissivi positivi ed un guadagno netto per le imprese che hanno potuto vendere le quote eccedenti.

Nei successivi due anni, il saldo torna negativo a causa della riduzione dei permessi rilasciati, con perdite lievi nel 2011 (1 milione di €) e più pesanti nel 2012 (19 milioni di €), nonostante la domanda annuale di energia elettrica rimanga stabile attorno ai 300 TWh.

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About Francesco Marghella

Romano, dottorando presso la Facoltà di Economia dell'Università di Perugia e collaboratore AIEE – Associazione Italiana Economisti dell’Energia dopo il Master in Management dell’Energia e dell’Ambiente e la laurea in Economia dell’Ambiente, dello Sviluppo e del Territorio. Attualmente mi sto occupando dei modelli economici che guidano l’agenda politica europea sull’ambiente. Mi piace la storia. Mi piace il connubio fra scienze naturali e teoria economica nel moderno approccio ai problemi sociali. Mi piace l’incertezza, di tutte le avversità la più divertente. Con lei non c’è da annoiarsi. Mi piace pensare al potere che hanno sulla collettività le azioni del singolo, allo sforzo della collettività per correggere le azioni del singolo, all’ambizione del singolo di cambiare la collettività. Da quando ho scoperto che i Paesi membri dell’Unione Europea hanno rinunciato ad avere una propria politica dell’ambiente, incaricando la comunità di prendere le decisioni per loro, mi sono interessato a cosa stessero combinando i nostri rappresentanti a Bruxelles e Strasburgo in materia di clima, energia, risorse naturali, inquinamento e rifiuti. Cercherò di coinvolgervi principalmente sulle novità che vengono dai tavoli della Conferenza sul cambiamento climatico e sulle attività svolte dalla Commissione, dal Consiglio e dal Parlamento Europei. Cercherò di aprire un dialogo diretto con voi e di accogliere il contributo del maggior numero possibile di punti di vista. Cercherò di rendere il tutto stimolante e magari di sconvolgere le mie e le vostre convinzioni. In ogni caso, soprattutto… cercherò.

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