Verso novembre del prossimo anno conosceremo il verdetto tanto atteso. Una volta chiuso il periodo di adempimento del Protocollo di Kyoto (2008-2012), si tireranno le somme e sarà palesato il risultato conseguito a livello globale sulla via della limitazione delle emissioni di gas ad effetto serra.
Intanto l’Agenzia Europea dell’Ambiente ha da poco pubblicato il rapporto riguardante l’Unione Europea, il Greenhouse gas emission trends and projections in Europe 2012, completo dei dati stimati riferiti al 2011. L’Europa, si legge, sta procedendo secondo i piani, che prescrivono la riduzione dell’8% delle emissioni, calcolate come media dei 5 anni del periodo di adempimento rispetto al livello registrato nel 1990. Si prevede, anzi, un abbondante superamento dell’obiettivo per il quale l’UE-15 si è impegnata nel 1997.
L’unico paese membro in seria difficoltà è l’Italia (13,5% delle emissioni totali UE-15 nel 2011). L’obiettivo fissato dal burden sharing europeo, ovvero la riduzione del 6,5% rispetto al 1990 delle emissioni complessive, è molto lontano. La media 2008-2011 si attesta a -1,9%. Ma, mentre i settori regolati dalla Direttiva ETS (termoelettrico, grande industria) hanno fatto segnare nell’ultimo anno un nuovo calo nelle emissioni, dopo quello del 2009, e si attestano, nel complesso, al di sopra dell’obiettivo assegnato, gli altri settori (non-ETS), come i trasporti, l’agricoltura, i rifiuti e il residenziale, si sono mantenuti sempre molto al di sotto di esso.
Country profiles – Italy |
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European Environmental Agency, Greenhouse gas emission trends and projections in Europe 2012 |
L’uso del suolo, i cambiamenti nell’uso del suolo e la silvicoltura (acronimo in inglese LULUCF), con un saldo emissivo dal 1990 positivo, possono venire in contro all’Italia, ma non basteranno. In assenza di una politica efficace sui settori non-ETS, che doveva essere implementata per tempo, occorrerà ricorrere ai meccanismi flessibili, ma, a due mesi dalla chiusura del periodo di adempimento, non è stato ancora presentato alcun piano di acquisto di crediti di emissione da parte del Governo.
Entro il 31 dicembre 2012 occorrerà, inoltre, recepire la Direttiva 2009/29/CE di riforma del sistema di scambio delle quote per i settori regolati, in vista del nuovo periodo di adempimento, che dovrebbe traghettare l’UE, per ora in solitaria, verso l’obiettivo di riduzione delle emissioni del 20% al 2020.
intendi dire che le politiche sul settore “non Etf” si sono adagiate sulla speranza che avvenisse il miracolo; ma ……….
l’aritmetica e la scienza non sono soggette, pare, a chissà quali interventi divini.
Il problema è che la riduzione delle emissioni di gas serra è stato affrontata dall’Italia con incisività nel contesto europeo, ma senza un effettivo riscontro a livello nazionale.
La crisi economica finirà (o almeno così ci si augura) per coincidere con il periodo di adempimento, andando ad influire positivamente sul raggiungimento degli obiettivi. Per l’Italia, di sicuro ha inciso profondamente sui settori coperti dall’Emission Trading Scheme, come dimostra il tonfo delle emissioni tra 2008 e 2009 (-36 Mt di CO2-eq, pari a -16%) che non può trovare giustificazione nel boom delle rinnovabili elettriche, arrivato nel 2011. Per i settori ad emissione “diffusa”, invece, il 2009 non è stato altrettanto disastroso (-14 Mt di CO2-eq, pari a -4% sull’anno precedente). Così, per quanto a livello nazionale e locale molte iniziative per la riduzione delle emissioni siano state intraprese, soprattutto per i settori trasporti e rifiuti, esse non hanno portato ad alcun risultato significativo (calo da 310 a 304 Mt di CO2-eq tra 2010 e 2011, pari a -2%, con un obiettivo di emissioni annue individuato a 283 Mt).