Ridare smalto e grinta all’Europa, attraverso una nuova “rivoluzione industriale”, capace di “restituire le imprese” a quello che i libri di geografia chiamano il “vecchio continente”. E’ questo il cuore della “comunicazione” sulla nuova strategia europea che giovedì 10 ottobre il Vice presidente della Commissione Europea, Antonio Tajani, ha presentato a Bruxelles, con l’obiettivo sia di dare una risposta agli ingenti problemi che l’industria europea deve fronteggiare, a causa della crisi economica, sia di presentare una serie di azioni prioritarie destinate a favorire la ripresa nel breve e medio termine, garantendo la competitività e la sostenibilità a lungo termine dell’industria europea. Una “comunicazione” che non rimarrà lettera morta – perché saranno create entro l’anno “task force” per monitorare il progresso delle “azioni” – e che guarda in modo deciso al ponte fra imprese, ricerca, sviluppo e competenze nel perimetro delle grandi sfide mondiali. Ma che soprattutto arriva nel mezzo di un periodo – lungo, anzi lunghissimo – durante il quale le notizie e le previsioni economiche a medio termine, unite alle difficoltà di molte aziende, rischiano di minare la tenuta e le certezze anche del più irriducibile ottimista. “La nostra industria non può continuare ad abbandonare l’Europa”, ha detto il Vicepresidente della Commissione europea e commissario per le Imprese e l’Industria nel corso del Convegno svoltosi sempre giovedì 10 ottobre, presso la sede della Rappresentanza della Commissione Europea, a Milano. Dai dati in possesso della Commissione, “l’industria europea può produrre crescita e occupazione”. E con la strategia che mette “l’industria al centro del piano crescita europeo”, sono state presentate “le condizioni per un’industria sostenibile nel futuro dell’Europa, per uno sviluppo degli investimenti necessari nelle nuove tecnologie e per ripristinare un clima di fiducia e di spirito imprenditoriale”. Investimenti nell’innovazione; migliori condizioni di mercato; accesso al credito e ai capitali; capitale umano e competenze: sono i quattro “pilastri” individuati dalla Commissione per “una vigorosa politica industriale”, contenute nella MEMO/12/759. Le “tecnologie pulite” costituiscono la prima delle “sei linee prioritarie” di azioni a breve termine in cooperazione con l’industria e gli Stati membri. Rappresenteranno una grossa fetta degli investimenti nell’innovazione e potranno dispiegare uno sviluppo del mercato mondiale imponente, che dai circa 380 miliardi di euro nel 2007 dovrebbe toccare, secondo stime della Commissione, i 765 miliardi di euro nel 2020. Una crescita molto veloce è prevista per la raccolta differenziata automatica, “un settore – si legge nella MEMO/12/759 – in cui l’Europa ha una quota di mercato dominante. Il mercato mondiale per le tecnologie di produzione avanzate per la produzione pulita è destinato a crescere di un fattore cinque entro il 2020”.
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Cara dott.ssa Sernia, speriamo che la direzione della Sostenibilità, ambientale ma anche economica, venga intrapresa dal maggior numero di gruppi industriali europei. Dove la sostenibilità economica si raggiunge con la cooperazione e ricercando il benessere generale del sistema industriale, spesso vittima di una cieca corsa alla competitività e alla speculazione immediata, che nel lungo termine danneggia l’equilibrio dei mercati generando momenti di profonda crisi economica come quello che stiamo attraversando
Caro Domenico, grazie, prima di tutto, di contribuire ad animare il blog, con idee profonde e che denotano una forte sensibilità sul tema. Non ho potuto scrivere tutto quello che avrei voluto, in questo primo articolo, per ragioni di sintesi. Ma lei mi invita a nozze, citando l’equilibrio dei mercati, che è un altro elemento chiave della strategia illustrata dalla Commissione europea. Se le va, torni sul blog a leggere il prossimo articolo. A presto!