I naufraghi di internet

Oggi viviamo un forte senso di smarrimento di fronte al vacillare di sicurezze sulle quali abbiamo sempre basato la nostra vita e pensato il nostro futuro. Ad aggravare questa situazione contribuiscono pesantemente le contraddizioni fra gli allarmi lanciati dalla comunità scientifica internazionale sul sovra sfruttamento delle risorse planetarie che porta l’umanità verso crisi drammatiche e irreversibili, e il coro degli economisti che affermano al contrario che solo attraverso una decisa ripresa dei consumi potremo uscire dalla attuale crisi economica globale. Nel mezzo, la politica, guardando per sua natura più al breve che al lungo termine, ignora gli allarmi della scienza, ha tradito il suo ruolo di mediazione sociale e di interpretazione del presente in una  prospettiva futura, si è ritirata in una funzione di semplice esecutore di istanze esterne, i mercati, ed appare sempre più agli occhi dei cittadini come una inutile casta. Questa opinione è stata fortemente accentuata da ripetuti episodi di corruzione materiale e morale, proprio nel momento in cui imponeva pesanti sacrifici.

E in tutto ciò l’uomo è sempre più isolato dalla distruzione delle reti di relazioni sociali sistematicamente perpetrata dal modello consumista che lo vuole proprio così, perché più vulnerabile, docile ed obbediente ai comportamenti standard imposti. Ma l’isolamento è quanto di più destabilizzante per una specie fragile che ha fatto della socialità la sua forza; l’uomo si riconosce nella sua umanità solo quando è in relazione con gli altri uomini.

disegno di Elisabetta Masullo

Di qui nasce il successo di internet come virtualità di relazioni mancanti, con la sua offerta di pseudo socialità. La rete, ultimo diabolico prodotto della post modernità, si presenta come il grande mare calmo e tranquillizzante in cui navigare, l’inesauribile fonte di risposte ai nostri dubbi a cui attingere, da esplorare. Facebook chiama le sue correlazioni automatiche fra dati proposte di amicizia; come può un individuo isolato e angosciato per il suo futuro incerto non trovare estremamente gratificante il messaggio “Mario Rossi vuole essere tuo amico“? Certamente la rete crea opportunità di relazioni, sebbene limitate a un rapporto superficiale, incompleto e virtuale, con persone lontane e altrimenti irraggiungibili; ma essa diventa anche un globale surrogato di socialità che indebolisce anche le relazioni più prossime; la rete soddisfa apparentemente il bisogno di vincere l’isolamento, sterilizzando il desiderio di socialità vera. Internet in tal senso è un potente strumento di degrado sociale.

Ma internet non è solo questo. La rete è uno straordinario strumento diffusione di notizie in tempo reale il cui valore può essere particolarmente apprezzato dalla generazione che ha vissuto l’epoca della guerra fredda e delle dittature che coprivano i peggiori misfatti con la censura. Ma da molti in realtà è ritenuta anche una immensa fonte di dati e informazioni a disposizione di tutti. Ma attenzione che le informazioni non si misurano a chili; l’elemento qualitativo è determinante, è il vero valore dell’informazione. Attenzione che per essere informati occorre prima essere formati, non serve il contenuto se non abbiamo il contenitore in grado di valutarlo ed utilizzarlo: la cultura. Tarzan, se non avesse incontrato Jane, sarebbe rimasto un gorilla molto intelligente ma non sarebbe mai diventato un uomo, nemmeno se lo avessero chiuso a chiave per un mese in una biblioteca. Non avrebbe saputo distinguere il passato descritto in un libro di storia, dal presente fantasioso di un libro di fiabe; né il futuro descritto in un libro di scienze da quello di un libro di fantascienza. Dopo un mese avreste trovato un gorilla confuso e meno intelligente di prima, dal momento che l’intelligenza è la capacità di “leggere dentro”, di elaborare dei concetti dall’esperienza, costruire delle relazioni logiche che consentano un arricchimento della capacità di scegliere ed orientarsi nella vita vissuta, la vita vera.

Internet in questo caso, più che a un immenso mare in cui navigare, è più simile a un grande stagno dove chiunque scarica ciò che vuole, acqua pulita, acqua sporca, verità e falsità, tutto insieme. Navigare in internet richiede una forte capacità di orientamento se si vuole raggiungere una meta preziosa come la corretta informazione. Come ogni navigatore si dota di una bussola, internet ci offre le sue bussole: i motori di ricerca. Ma la bussola noi sappiamo fin da bambini come è fatta: un ago magnetico che si orienta automaticamente ed inevitabilmente sempre verso nord; questo ce lo garantisce la fisica dei campi elettromagnetici. Dei motori di ricerca invece non sappiamo nulla. L’algoritmo che li guida orientando le nostre scelte in internet, dà al suo ideatore un grande potere di orientamento e di condizionamento delle opinioni. Questo potere viene amplificato migliaia di volte attraverso i social network in cui domina come convincimento collettivo il condividi e il mi piace. Tutto ciò crea un effetto moltiplicatore a valanga dove il falso e il vero non hanno nessuna influenza e portano spesso al naufragio su isole dove anche gli asini arrivano volando.

E questo viene chiamato democrazia della rete. Ma la storia drammaticamente ci ha insegnato che il consenso orientato e pilotato da “menti nascoste”, siano esse ideologie nascenti, gruppi di potere o le menti reali che creano la cosiddetta logica della rete, non è democrazia, ma un suo surrogato che rischia di sfociare in una futura dittatura globale.

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