Scarti umani

barconeNel famoso saggio “The Structure of Scientific Revolutions” Thomas Kuhn illustra un simpatico quanto sconcertante esperimento di psicologia cognitiva, l’esperimento di Brumer. Viene mostrato ad una serie di persone un mazzo di carte nel quale alcune carte di picche anziché nere sono rosse, ed alcune carte di cuori anziché rosse sono nere. La stragrande maggioranza delle persone non si accorgeva del trucco ed identificava i cuori neri come picche e le picche rosse come cuori. Questo esperimento ci mostra con evidenza che la mente umana è istintivamente portata a credere più a ciò che è indotta a vedere che a ciò che effettivamente sta vedendo.
Oggi l’umanità sembra afflitta da questa sindrome cognitiva che ci porta a negare l’esistenza di una crisi ecologica e umana globale prodotta dal fallimento del consumismo. Dopo aver vissuto fin da bambini in un mondo che ci ripeteva ad ogni occasione che la felicità è possedere tanti giocattoli nuovi, poi crescendo tante automobili sempre più potenti, poi modelli sempre nuovi di apparati elettronici, in un orgia di crescita eterna dei consumi, come possiamo accettare che ciò non sia più vero e che anzi porta crescenti sciagure ambientali e umane? Come credere che la decrescita dei consumi che tutti descrivono come la peste, possa essere la cura dei mali del pianeta e dell’umanità, e costituisce l’unica prospettiva per sperare di continuare a vivere bene?
Siamo abituati a vedere il volto bello del consumismo, fatto di scaffali scintillanti nei centri commerciali, pieni di ogni sorta e varietà di oggetti che si distinguono, non per essere utili o inutili, ma semplicemente attraenti e desiderabili. Tutti sanno ma nessuno vuole accettare che ciò che vediamo è solo la punta scintillante al sole di un iceberg che nasconde una enorme massa di ghiaccio sommersa. Ma a volte la parte sommersa emerge, come gli orrori della terra dei fuochi; tutti sono pronti a fare barricate non solo contro discariche ed inceneritori, ma anche contro impianti di recupero e riciclo, ma nessuno è disposto a rinunciare a ciò che la pubblicità ci induce a desiderare e il mercato ci espone in un bel over-packaging scintillante sugli scaffali dei supermarket, pur sapendo che i rifiuti, anche quelli tossici della terra dei fuochi, derivano direttamente o indirettamente dalle cose che acquistiamo. E se allarghiamo il nostro raggio di azione scopriamo un enorme flusso di materie prime e prodotti agricoli che viaggiano dai paesi poveri verso i paesi ricchi, e di rifiuti tossici e radioattivi che compiono il viaggio inverso insieme ad armi come conguaglio.
Allo stesso modo preferiamo pensare che i barboni siano solo dei bohemienne invecchiati, che gli zingari adorano vivere in baracche fredde ed accampamenti fangosi e passare il tempo rubando e che i naufraghi del Mediterraneo siano solo dei poveri illusi indottrinati che farebbero bene a restare a casa loro.
La realtà cruda delle cifre ci dice che il risultato di questo che chiamiamo progresso è:
• 2,5 miliardi di persone nel mondo, circa la metà della popolazione dei paesi in via di sviluppo, vivono in condizioni sanitarie precarie
• 2 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni muoiono ogni anno per malattie diarroiche (quali colera, tifo e dissenteria) attribuibili all’assenza di acqua potabile e di servizi sanitari di base
• entro la metà di questo secolo 200 milioni di persone, provenienti in massima parte dai paesi più poveri, rischiano di diventare permanentemente sfollati per cause ambientali.
• 2 miliardi di persone non hanno accesso ad acque sicure e 3,4 miliardi ne hanno un accesso discontinuo
• 171 milioni di persone potrebbero essere colpite dall’innalzamento del livello dei mari entro il 2050
• entro il 2050, a causa dei cambiamenti climatici altri 25 milioni di bambini si aggiungeranno a quelli che oggi soffrono la fame
• 1,5 miliardi di persone vivono con meno di 1,25 $ al giorno e circa la metà della popolazione mondiale vive con meno di 2,50 $ al giorno
• 1,7 miliardi di persone soffrono di privazioni multiple in educazione, salute e condizioni di vita
• Sono circa 1 miliardo le persone che soffrono la fame
Le poche migliaia di disperati che rischiano la vita o la perdono del tentativo di raggiungere l’Europa, sono gli “scarti umani” del consumismo e il Mediterraneo è la “discarica” che tutti preferirebbero tenere nascosta. E allora si propone come soluzione la lotta agli schiavisti che li sfruttano, come se questo potesse bastare a rimuovere i motivi di miseria e di violenza che li spingono a partire. Anche questo è non voler vedere, come nell’esperimento di Kuhn, che non si tratta di un accidente della storia, ma di una logica conseguenza del sistema economico mondiale, il cosiddetto “prezzo da pagare”, quell’effetto collaterale indesiderato del benessere che, insieme all’inquinamento, gli economisti chiamano “costi marginali” o “esternalità”. Se oggi parliamo di migliaia, le cifre che abbiamo dato sopra ci dicono che presto parleremo di milioni e poi di decine e centinaia di milioni…e allora sarà impossibile nascondere questa realtà come si fa con la polvere sotto il tappeto.

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