È stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il Decreto-legge 10 dicembre 2013, n. 136, Disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate, approvato il 3 dicembre scorso e meglio noto come decreto Terra dei fuochi.
Il decreto si compone di dieci articoli volti a modificare precedenti disposizioni per far fronte alle solite emergenze ambientali italiane in materia di rifiutie e non solo.
Il primo articolo del decreto, rubricato “Interventi urgenti per garantire la sicurezza agroalimentare in Campania” affida al Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, all’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, all’Istituto superiore di sanità e all’Agenzia regionale per la protezione ambientale in Campania il compito di svolgere le indagini tecniche per la mappatura, anche mediante strumenti di telerilevamento, dei terreni della Regione Campania destinati all’agricoltura. Tale attività dovrà svolgersi secondo gli indirizzi comuni e le priorità definite con direttiva dei Ministri delle politiche agricole alimentari e forestali, dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute, d’intesa con il Presidente della Regione Campania, da adottare entro quindici giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, cioè entro il 25 dicembre. Sarebbe un bel regalo di Natale se per una volta fossero rispettati i tempi richiesti da una norma. Ma qual è il fine ultimo di tali operazioni? accertare l’eventuale esistenza di effetti contaminanti a causa di sversamenti e smaltimenti abusivi anche mediante combustione. Nei 60 giorni successivi alla direttiva di Natale, gli enti incaricati dovranno presentare ai ministeri competenti una relazione con i risultati delle indagini svolte e delle metodologie usate, contenente anche una proposta sui possibili interventi di bonifica relativi ai terreni indicati come prioritari dalla medesima direttiva. Entro i successivi novanta giorni, gli Enti di cui al comma 1 presentano un’analoga relazione relativa ai restanti terreni oggetto dell’indagine. Entro i quindici giorni successivi alla presentazione dei risultati delle indagini rispettivamente di cui al primo e al secondo periodo del comma 5, con distinti decreti interministeriali dei Ministri delle politiche agricole, alimentari e forestali, dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare e della salute sono indicati i terreni della Regione Campania che non possono essere destinati alla produzione agroalimentare ma esclusivamente a colture diverse. Ovviamente sarà creato un ente ad hoc, un Comitato interministeriale, presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri o da un Ministro da lui delegato, composto dal Ministro per la coesione territoriale, dal Ministro dell’interno, dal Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, dal Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, dal Ministro della salute, dal Ministro per i beni e le attività culturali e dal Presidente della Regione Campania. Tali disposizioni sarebbero una gran bella cosa se il problema dei rifiuti in Campania fosse una novità, se non avessimo mai sentito parlare fino ad oggi di terra dei fuochi, di sversamenti illeciti di rifiuti nelle terre campane; se non ci fosse stato Gomorra, se la Campania fosse stata in Svezia. Invece è in Italia, dove l’aperture delle indagini in seguito ad una notizia di reato è nella maggior parte dei casi un principio; nella realtà per attivare la polizia giudiziaria su qualsiasi reato ai danni dell’ambiente ci vuole un caso eclatante. Il risultato è che per l’inerzia e l’ignoranza generale hanno messo in ginocchio una regione, che continua a perdere vite e risorse economiche.
L’articolo più famoso del decreto è quello sulla combustione illecita dei rifiuti; l’art. 3 infatti introduce modifiche all’art. 256 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, introducendo l’art. Articolo 256-bis. (Combustione illecita di rifiuti), che prevede la reclusione da due a cinque anni per chiunque appicca il fuoco a rifiuti abbandonati ovvero depositati in maniera incontrollata in aree non autorizzate. Sono previsti aumenti di pena in casi particolari, come la commissione dell’illecito in zone dichiarate in stato di emergenza.
Infine il decreto contiene una serie di proroghe: del commissario rifiuti campani, del termine per piano delle misure e delle attivita’ di tutela ambientale e sanitaria dei lavoratori e della popolazione e di prevenzione del rischio di incidenti rilevanti del Commissario straordinario dell’Ilva, dei commissari per il dissesto idrogeologico.
L’art. 8 del decreto dispone invece le modalità di realizzazione degli interventi li interventi previsti dalle autorizzazioni integrate ambientali dell’Ilva.
Come è facile notare, il decreto è un mix di disposizioni in diversi settori.
Come al solito la disciplina ambientale è contenuta in decreti d’urgenza confusionari e schizofrenici.