Green….green…..green….Quale sarà il nostro futuro fra 25, 50 o 100mila anni?
Possiamo solo immaginarlo, ma di certo le azioni che faremo nei prossimi decenni saranno vitali per il futuro del nostro pianeta. Prima o poi dovremo prendere coscienza del fatto che viviamo in un mondo in cui ogni cosa è interdipendente: e questo significa imparare a non produrre troppi rifiuti, a riparare quello che si rompe, a consumare meno energia. Il modello tradizionale di crescita non è più quello di un tempo: è come se si fosse inceppato e l’unico modo che oggi abbiamo per farlo ripartire, sono le nostre azioni di ogni giorno: una rivoluzione che parte dal basso, da ognuno di noi e da quanto siamo disposti a fare per cambiare il nostro stile di vita.
Il sogno delle città senza automobili. Oggi i quartieri “car free”, letteralmente liberi dalle auto, sono in continuo aumento, ma l’Italia è ancora in ritardo, perché si limita ad aree pedonali e non a interi quartieri. Poco più di 30 anni di isole pedonali (era il 1980 e la prima riguardava il Colosseo), impallidiscono davanti ai quasi 60 dell’Olanda, apripista con la chiusura al traffico nel 1953. Gli esempi da considerare sono molti: a Vienna centinaia di famiglie al momento della firma del contratto per l’acquisto di una casa, si impegnano a non possedere un’auto propria. E così la Scozia, la Germania, la Svezia…
E se si riuscisse a convincere quanta più gente possibile ad andare al lavoro in bicicletta? Quali sarebbero le principali obiezioni? A quanto pare non si tratta né della pioggia né della mancanza di allenamento, ma della difficoltà di lavarsi e cambiarsi dopo la faticosa pedalata. Avranno molto da pianificare i mobility manager.
Ma sempre in tema di bici c’è chi va oltre ogni immaginazione; in Germania sta per attuarsi la prima autostrada per biciclette del mondo! Probabilmente si chiamerà Radler B-1 e correrà parallela all’autostrada del Nord Reno Westphalia, il tratto stradale tra i più trafficati della Germania, che collega Dortmund a Duisburg, i due centri industriali più importanti e popolati della federazione.
Parlando di bici non posso non ricordare la testimonianza di Sebastiano Audisio, davvero fuori dall’ordinario: un personaggio poliedrico che da anni gira il mondo in bicicletta per studiare le minoranze etniche e portare la propria testimonianza culturale e linguistica. Audisio infatti, è originario di una zona del Piemonte dove sopravvive la cultura occitana, diffusa in realtà fino ai Pirenei. Si è spinto nelle regioni più impervie e inospitali del pianeta (Passo Khardung La in India, ad esempio, la strada carrozzabile più alta del mondo, a 5600 metri), dimostrando che quella su due ruote è la più autentica rivoluzione della nostra epoca.