Ho davanti a me due documenti datati settembre 2013 e dedicati al clima. Il primo, in inglese, è il riassunto “politico” del quinto rapporto Ipcc sui cambiamenti climatici. Inizia con una pagina piena di nomi, quelli di tutti gli autori, cui seguono una trentina di pagine molto schematiche, fitte di numeri e grafici, che tracciano il quadro del clima che cambia e soprattutto di come potrebbe cambiare ancora, in peggio. Per esempio leggiamo che di qui a fine secolo il livello globale degli oceani potrebbe salire di 40 cm – se saremo bravi a tagliare molto e in fretta le emissioni di gas serra in atmosfera – ma anche di un metro, nel caso peggiore ma tutt’altro che improbabile. Considerate cosa ha combinato la tempesta Sandy a New York l’anno scorso, e immaginate le prossime con il mare sempre più alto.
Il secondo documento è scritto in italiano, non c’è traccia di autori ma c’è il logo del ministero per l’ambiente. Si intitola, un po’ verbosamente, “Elementi per una strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici” ma non contiene un numero né un grafico che consenta a chi volesse leggerlo di capire quale entità e portata avranno i cambiamenti che ci attendono in Italia. Il che è piuttosto strano, perché scopo del documento è proprio quello di comprendere cosa potrebbe succedere, e prepararsi per ridurre al minimo impatti e danni su cose e persone, e magari per cogliere qualche nuova opportunità.
Un aiuto in questo senso può venire dal lavoro scientifico di Erika Coppola (nella foto) e Filippo Giorgi, che da Trieste (sono entrambi in forza all’Ictp, un centro scientifico internazionale) analizzano per mezzo di complessi modelli fisico-matematici i possibili futuri del clima italiano, almeno dal punto di vista delle temperature e delle piogge. Come dichiarano gli autori, il nostro paese si trova al centro di una zona del mondo particolarmente sensibile al riscaldamento globale, il Mediterraneo, e proprio per questo il nostro territorio subirà notevoli conseguenze per i fenomeni in atto (già le subisce da alcuni anni, aggiungo io, ma senza una cura particolare le cose potrebbero diventare rapidamente drammatiche). Gli autori dichiarano che nonostante questa situazione dell’Italia sia nota da tempo il Paese non dispone di dettagliate proiezioni quantitative e per questo motivo nel 2007 hanno intrapreso il loro lavoro di analisi, poi pubblicato nel 2009, cioè ormai quattro anni fa… In estrema sintesi si prevede un aumento generale delle temperature, più forte in estate che in inverno. Per esempio in Italia centrale il salto termico estivo medio tra il secolo scorso (1961-1990) e quello attuale (2071-2100) potrebbe essere di ben cinque gradi, ma in caso di ondate di calore, l’aumento potrebbe raggiungere anche gli otto gradi. Come ognuno può intuire, informazioni di questo tipo sono essenziali per programmare l’adattamento sia urbano che agricolo. Ancora più interessanti per l’agricoltura sono le proiezioni riguardanti le piogge (o meglio le precipitazioni, che includono anche la neve). I dati di Coppola e Giorgi sono liberamente accessibili in inglese e sono anche confluiti in un volume italiano a cura di Castellari e Artale, che ha però la sfortuna di non essere disponibile online e di costare ben settanta euro…