di Federico Fava
La tappa prevista per il 5/1/2019 dal Field Study Abroad #13 è stata la Makerere University, situata a Kampala (Uganda). il professor Francis Mujjuni ci ha accolto dopo il nostro lungo viaggio in pullman da Kigali (Rwanda) nella facoltà della tecnologia e ci ha illustrato un quadro generale sulla situazione energetica ugandese attuale, pregressa e prevista per il futuro.
In seguito a questa breve e chiara introduzione, siamo passati ad un capitolo molto interessante della giornata: il laboratorio di ricerca del CREEC (Centre of Research in Energy and Energy Consumption). Qui si testano dispositivi elettrici già in commercio per verificarne le qualità. L’Uganda infatti è un paese molto sensibile nel campo delle energie rinnovabili, e fornisce agevolazioni a chi vuole usufruirne, tuttavia il problema sta nella qualità dei dispositivi che arrivano nelle mani dei cittadini: il lavoro del CREEC si muove proprio sul controllo di questa qualità e sul test e lo studio dei dispositivi. Molti strumenti di misura innovativi sono all’interno di questo laboratorio.
Il TRI-KA ad esempio permette di tracciare la curva caratteristica di un pannello fotovoltaico tramite un simulatore di sole artificiale.
Lo SPEKTRON invece è usato per osservare le performance di diverse lampadine tramite durata, spettro emesso, consumi…
Fiore all’occhiello è il gassificatore portatile prodotto dalla “allpowerlabs” (azienda produttrice di mini-gassificatori), a cui sono state apportate alcune modifiche nei filtri per lo studio sperimentale volto a migliorare le prestazioni del syngas prodotto. (allpowerlabs.it).
Il funzionamento è il seguente: il combustibile è inserito in un serbatoio; passa poi al reattore dove avviene l’ignizione, controllata da degli ugelli, che regolano la quantità d’aria per la combustione e la conseguente produzione di syngas tra i 600°C e i 900°C (se si superano i 1200°C i silicati contenuti nel combustibile solidificano e ostruiscono il reattore); il syngas prodotto passa nei vari filtri per liberarsi così da tutte quelle particelle che ne abbassano il PCI o che creano problemi al motore che lo utilizzerà per generare energia elettrica. I gas combusti prodotti vengono poi fatti ricircolare sia per essiccare il combustibile nella tanca, sia per preriscaldare quello in entrata nel reattore.
Il particolare che più ci ha colpito è il fatto che il complesso è montato su un cassone attaccato al retro di una moto, per essere trasportato agevolmente ovunque ce n’è necessità (ovviamente si tratta di un progetto in fase sperimentale).
Infine ci sono stati mostrati i diversi combustibili testati in loco (che possono essere torsoli di pannocchia, bucce di arachidi o altri scarti agroalimentari), utilizzabili non solo nel gassificatore ma anche per le “cookstoves”, un tipo di fornello attualmente usato nei villaggi per cucinare, per il quale si vuole trovare un’alternativa al carbone ancora troppo utilizzato oggi nonostante i problemi legati alla deforestazione e all’inquinamento.
La visita si è conclusa con il pranzo nella mensa universitaria insieme ai ragazzi che ci hanno accompagnato nei loro laboratori.
Entrare a contatto con la realtà di questo continente e osservare come vengono studiate le varie soluzioni per migliorare la vita di tutti i giorni, ci ha dato la consapevolezza del nostro ruolo di studenti di ingegneria e di quanto sia importante il nostro contributo nello studio e nella ricerca per il futuro del nostro pianeta.