di Beatrice Mari
Dopo un lungo viaggio in autobus da Kigali (Rwanda) passando la dogana in uno scenario notturno confusionario, il 5 gennaio 2019 il Field Study Abroad #13 arriva finalmente in Uganda, nella Makerere University, situata a Kampala, la capitale.
Ad accoglierci nella Facoltà di Tecnologia c’è il professor Francis Mujjuni che ci illustra il quadro generale della situazione energetica ugandese attuale e prevista per il futuro.
Gruppo FSA accompagnato dal prof. Micangeli (sulla sinistra) con il prof. Mujjuni (primo da destra)
Con l’ ”electricity act” del 1999, l’Uganda è risultata essere uno dei primi paesi africani ad adottare la separazione della gestione del ciclo dell’energia elettrica tra diverse compagnie competenti: 21 produttori di potenza indipendenti per quanto riguarda la generazione, il governo gestisce la trasmissione e 6 compagnie si occupano invece della distribuzione.
Ad oggi la potenza elettrica installata è di 972 MW che permette, oltre agli utilizzi industriali, l’accesso all’energia solo al 23% della popolazione totale (15% connessa alla rete nazionale, 8% con connessioni off-grid). Il 20% della potenza totale è prodotta da sistemi cogenerativi, impianti fotovoltaici e combustibili fossili, mentre il restante 80% è prodotta da centrali idroelettriche: questo è evidente essendo l’Uganda il paese che ospita le sorgenti del fiume Nilo e centinaia di fiumi minori.
Il 70% dei consumi di energia elettrica si concentra però solo nelle 3 città principali: Kampala, Entebbe e Jinja. Come si osserva quindi, l’accesso all’energia elettrica nei villaggi è ancora molto limitato. Questo per 2 motivi principali: costi elevati e densità di popolazione molto bassa (che implica difficoltà nella realizzazione delle linee per la trasmissione).
Grazie ai 3GW già firmati con i PPA (contratti in cui un‘azienda acquista elettricità da un produttore ad un prezzo fisso per kWh in modo da evitare variazioni di prezzo durante gli anni) questo Paese mostra di essere in forte crescita e prevede di assicurare l’accesso all’elettricità a tutti i cittadini entro il 2040. Inoltre questi contratti vengono firmati in modo da poter rispettare i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile e questo è motivo di orgoglio per l’Uganda perché dimostra di volersi sviluppare in modo sostenibile non solo sul piano ambientale ma anche economico e sociale.
Questa introduzione del prof. Mujjuni ci è stata di grande aiuto perché, per poter operare in un paese nuovo e contribuire al suo sviluppo, è molto importante conoscere la situazione attuale e le previsioni per il futuro. Solo in questo modo, anche nei lavori fatti sul campo successivamente, abbiamo potuto ragionare su nuove soluzioni sostenibili che possono solo che fare del bene all’Uganda e alla sua popolazione. Tutto questo ci ha dato la consapevolezza di quanto sia importante il nostro studio e soprattutto il nostro lavoro in loco.