E’ nato su facebook e su twitter un nuovo gruppo che si occupa di #mobilitanuova, che ha lanciato una manifestazione a Milano prevista per il prossimo 4 maggio. Sarà una critical mass a piedi che ha l’ambizione di coinvolgere pendolari, pedoni e pedali per far cambiare strada all’Italia e che ha come obiettivo la raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare.
“C’è un’urgente necessità di riorientare le risorse pubbliche concentrando la spesa laddove si concentra la domanda di mobilità e nello stesso tempo va avviato un radicale ripensamento del settore dei trasporti, sostenendo attraverso scelte strategiche le persone che quotidianamente si muovono usando i treni locali, i bus, i tram e le metropolitane, la bici e le proprie gambe e dando l’opportunità a chi usa l’automobile di scegliere un’alternativa più efficiente, più sicura, più economica.” E’ un passaggio del manifesto di intenti della rete Mobilità nuova. Per saperne di più abbiamo incontrato Paolo Pinzuti, in rete “ilpinz” e gli abbiamo rivolto alcune domande:
Come è nata l’idea di nuova manifestazione il 4 maggio a Milano?
L‘idea della manifestazione è nata durante gli Stati Generali della Bicicletta e della Mobilità Nuova tenutisi a Reggio Emilia nell’ottobre scorso. Durante questo evento è stato da subito evidente il grande limite che avevamo di fronte: se le nostre città sono ipercongestionate dal traffico e se la sicurezza di pedoni e ciclisti è messa a repentaglio da un tasso di motorizzazione che non ha eguali in Europa, allora diventa necessario creare un’alternativa all’uso dell’automobile privata, soprattutto nelle grandi città. Per creare l’alternativa servono scelte politiche coraggiose e soldi che, però, al momento sono utilizzati male perché i fondi per le reti di trasporto pubblico non sono distribuiti seguendo i reali bisogni della popolazione. Mentre oltre il 90% degli spostamenti avvengono in ambito urbano, il 75% dei finanziamenti pubblici sono destinati agli spostamenti di lunga percorrenza. Al momento in Italia sono in fase di progettazione o realizzazione 32 nuove autostrade. Parliamo di 45 miliardi di euro, tutto questo mentre (per esempio) la Regione Piemonte da una parte non rinuncia alla TAV e dall’altra annuncia tagli del 50% al trasporto pubblico. C’è qualcosa che non va, no?
Chi c’è dietro all’organizzazione di questo nuovo appuntamento?
La rete è una naturale evoluzione della campagna/movimento #salvaiciclisti. L’esperienza del 2012 è servita per capire come si crea una mobilitazione importante partendo da zero, abbiamo capito come si fa, adesso alziamo la posta in gioco.
Perché Milano?
Abbiamo scelto Milano per questioni meramente logistiche e di opportunità politica: l’anno scorso la manifestazione di #salvaiciclisti si tenne a Roma. Quest’anno a Roma ci saranno le elezioni comunali e organizzare una manifestazione simile durante la campagna elettorale sarebbe stato oggetto di possibili strumentalizzazioni da parte di candidati in cerca di visibilità. Inoltre Milano è facilmente raggiungibile da tutte le regioni del nord e centro Italia.
Che ruolo ha salvaiciclisti nell’organizzazione di questo nuovo appuntamento visto che si tratta di una critical mass a piedi?
#salvaiciclisti è uno dei soggetti che promuovono la Rete per la Mobilità Nuova. Il motto di #salvaiciclisti è sempre stato “noi non siamo ciclisti, ma cittadini che usano la bici o che vorrebbero usarla se non avessimo paura di farlo”, questo significa che la bicicletta è un complemento e non certo il soggetto delle rivendicazioni. L’obiettivo di #salvaiciclisti è garantire il diritto a chiunque di potersi spostare in sicurezza senza temere per la propria incolumità. Che la manifestazione avvenga quindi in bici o a piedi non ha nessuna importanza: un ciclista appena scende di sella diventa un pedone.
Il termine critical mass è diventato sinonimo a volte di manifestazioni non proprio pacifiche, non temete questo aspetto?Assolutamente no. Per Massa Critica si intende in generale una soglia quantitativa minima oltre la quale si ottiene un mutamento qualitativo. Ecco, questo è il motivo per cui si parla di “critical mass”: se vogliamo che le cose cambino, dobbiamo essere in tanti. Rispetto all’obiezione fatta, la critical mass è una modalità propria della comunità ciclistica per rendersi visibili e dimostrare in questo modo il proprio diritto ad essere legittimi utilizzatori della strada. In se è un modo pacifico di manifestare, se poi in passato ci siano stati degli episodi spiacevoli, non è il caso di generalizzare: è capitato che finissero alle mani anche in parlamento, ma nessuno si permetterebbe di sostenere che il parlamento è un luogo violento.
Chi ha aderito fino adesso alla manifestazione?Ad oggi sono una cinquantina le sigle che hanno comunicato la propria adesione alla manifestazione. Tra le più importanti ci sono il Touring Club Italiano, Legambiente, FIAB, ma anche altre realtà più piccole come l’Associazione Comuni Virtuosi, Medici per l’Ambiente, Genitori Antismog, Ingegneri Senza Frontiere, insomma una galassia di realtà che per motivazioni diverse si ritrovano a confluire su un progetto comune.
Cosa sperate di ottenere?
Speriamo di cambiare il nostro paese partendo dal modo in cui ci muoviamo.
Il primo obiettivo è creare consapevolezza rispetto al fatto che in Italia ci muoviamo male e che questo muoverci male, oltre a rovinare l’economia ci sta rovinando la vita. Cioè chi prende l’autobus e lo trova sporco, vecchio e in ritardo o magari chi deve prendere
l’auto perché l’autobus non lo può neppure prendere perché non c’è, deve entrare nell’ottica di idea che questa condizione non è normale e necessaria, ma è frutto di una gestione errata dei denari pubblici. Per rendersene conto basta andare in una qualunque città del Nord Europa.
Il secondo obiettivo è quello di trasformare questa consapevolezza in una massa critica sufficiente a modificare lo status quo: dopo la manifestazione lanceremo una raccolta di firme per presentare una proposta di legge di iniziativa popolare per aumentare l’allocazione di finanziamenti pubblici diretti alle reti di trasporto pubblico che ruotano attorno alle città. In poche parole, è arrivato il momento che la paralisi che viene messa in scena quotidianamente nelle nostre città finisca con la massima urgenza nell’agenda politica degli amministratori del nostro paese.