Il Car Sharing “vola” in Europa. E in Italia??

In Europa si sta diffondendo un movimento chiamato “sharing economy” basato sul concetto che la condivisione funziona meglio della proprietà. Dunque l’idea di usare un mezzo di trasporto solo quando ne hai bisogno, pagando l’uso effettivo, sta diventando sempre più attraente. Il mercato europeo del car sharing conseguentemente registra un trend di crescita sorprendente: tra il 2008 e il 2011 gli iscritti sono passati da 500.000 a 800.000 (+ 60%). Secondo la ricerca fatta da Frost & Sullivan, non si registreranno arretramenti perchè le previsioni parlano di 15 milioni di iscritti al car sharing entro il 2020.
Il concetto di car sharing è ormai diffuso sul mercato da molti anni, ma oggi è influenzato nel suo sviluppo da diversi mega trends che combinandosi insieme modificano le dinamiche del mercato stesso spingendo per una rapida crescita del settore.

 

Tutti i fattori evidenziati nella figura precedente agevolano la diffusione di sistemi di car sharing in Europa. Nel dettaglio lo sviluppo di megalopoli come risposta a una crescente urbanizzazione rende il car sharing un sistema sostenibile economicamente, così come le nuove tecnologie che permettono l’accesso al sistema tramite smart phone hanno semplificato la vita degli utilizzatori finali. Importante inoltre il ruolo delle amministrazioni pubbliche che hanno il compito di agevolare la diffusione del car sharing dando la possibilità di parcheggiare le auto su strada gratuitamente o a tariffa agevolata. La promozione di politiche di mobilità sostenibile e della integrazione tra diversi mezzi di trasporto, corrisponde perfettamente al modello di business del car sharing soprattutto perché ogni auto in car sharing rimuove dalla strada potenzialmente 12-14 veicoli privati, ma soprattutto perché rappresenta una opzione rilevante nel risolvere il problema dell’ultimo miglio nelle aree dove il trasporto pubblico non arriva. Superfluo poi ricordare che i costi di gestione di un’auto privata ormai sono diventati quasi insostenibili e che la crisi economica sta aggravando ulteriormente questa situazione.
Ma ciò che preme sottolineare è un importante trend che sta influenzando lo sviluppo dell’auto condivisa: ovvero la convinzione che sia oggi importante massimizzare le opportunità condividendole. Si spiega quindi anche il successo di fenomeni come Groupon o dei servizi di affitto case in condivisione. Le preferenze sociali nei confronti della mobilità si stanno modificando e per le giovani generazioni il possesso di un’auto privata non rappresenta più uno status symbol.
Riassumendo, lo sviluppo del car sharing è dato dal combinarsi di 3 fattori diversi: convergenti tendenze di mercato, l’ampliarsi del business model e lo sviluppo culturale della “shared economy” come valore.
Ecco qualche dato di due casi molto significativi:
Car2go (controllata di Daimler AG) nasce nel 2008 a Ulm in Germania. Attualmente è presente in 16 città tra Nord America e Europa. La caratteristica distintiva è la flessibilità del sistema che permette di lasciare l’auto dove si vuole e di effettuare percorsi “one way”.
Ha più di 6000 veicoli world-wide
Autolib’ è il primo servizio di Car Sharing con veicoli elettrici sviluppato in una grande metropoli europea (Parigi).
E’ stato messo in servizio a dicembre 2011, aveva inizialmente 250 auto con 250 stazioni di cui 180 nel comune di Parigi, ma il servizio è stato implementato fino 680 stazioni per 1750 veicoli (si arriverà a breve a 3000 veicoli su 1200 stazioni), ripartite tra Parigi e altri 46 comuni dell’Île-de-France.
Ad agosto 2012 ci sono 40.000 iscritti con una previsione a Ottobre 2012 di 600.000 rent.

Ed ecco una tabella riassuntiva dei sistemi di car sharing in Italia (fonte ICS – Iniziativa Car Sharing):

Le caratteristiche che rendono vincenti i sistemi di car sharing oggi sono la diffusione sul territorio, quindi il numero elevato di auto e la facilità di utilizzo con la possibilità di parcheggiare liberamente senza doverla riportare nel punto dove la si è noleggiata.

Sfruttando il trend europeo positivo, sarebbe forse il momento opportuno per vedere in Italia anche operatori privati che gestiscano un servizio diverso e complementare a quelli già presenti sul territorio e occorrerebbe stimolare quindi il loro ingresso, facilitandolo e non appesantendo con lungaggini burocratiche e con le tipiche difese a oltranza dello status quo tipiche del nostro paese. Soprattutto in un momento di crisi così diffusa e di costi così alti legati alla proprietà di un’auto.

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