Arrampicare è un gioco da ragazzi…

Silvia Parente in occasione di una gara di Arrampicata sportiva

Uno sport estremo, come l’arrampicata sportiva, da qualche anno è praticato con successo e divertimento anche da persone disabili. Il segreto di questo successo? Forse perché arrampicare risponde ad una delle esigenze primarie dell’uomo. Passare nella posizione eretta è il primo momento di autonomia di un bambino; poi il primo gioco (alberi, mobili, muri…). Ci arrampichiamo per vedere oltre, per capire meglio il mondo che ci circonda. E facendolo sviluppiamo competenze come l’equilibrio, la forza, l’intelligenza (in parete ci sono “problemi da risolvere”), migliorando la nostra autostima.
Gli atleti disabili si sono avvicinati all’arrampicata spesso per comprensibili questioni di carattere terapeutico. L’attività con i bambini, poi, favorisce l’integrazione visto che in parete ci si va uno alla volta, disabile oppure no, e sotto ci deve essere sempre un istruttore. Insomma i motivi che hanno portato a questa crescita sono tanti; non vorrei stare qui ad elencarli.
Quello che però ha trasformato questo sport in un’attività dal profondo valore sociale è che arrampicare pian piano è diventato un modo per superare le barriere legate alla propria condizione fisica. Ha dichiarato Silvia Parente, medaglia di bronzo alle Paralimpiadi del 2006 nella discesa libera e campionessa del mondo di arrampicata nel 2011: “Mi piace l’arrampicata perché mi permette di passare una domenica all’aperto, con gli amici. Andiamo tutti insieme in parete: disabili e normodotati… è questa la cosa più bella di uno sport.”
Così nel giro di pochi anni in Italia sono state aperte al pubblico falesie (pareti su roccia) per disabili. Nessuna barriera architettonica fino ai piedi della parete, percorso di salita illustrato in braille, doppia via per accompagnatore e atleta… La prima è stata inaugurata ad Arco di Trento (Placche del Baone), a giugno del 2011, la seconda nel Comune di Voltago Agordino questa primavera. E’ stato fatto per rispondere ad una richiesta ben precisa: sempre più disabili stanno scoperto l’arrampicata come attività sportiva “amatoriale”, da svolgere per diletto, per il piacere e il gusto di farlo.
Lo considero specchio di un’evoluzione della società, che da strutturata diventa liquida (per usare un termine che va di moda). Così come non esistono più sport estremi, appannaggio di superuomini, non esistono più settori della società di esclusiva competenza di categorie ben definite (politica, comunicazione, salute). Una tendenza di cui bisogna tener conto per navigare in queste acque, al momento, agitate.
L’arrampicata, come sempre, aiuta a guardare un po’ più lontano…

1 thought on “Arrampicare è un gioco da ragazzi…

  1. non immaginavo che l’arrampicata fosse uno sport così accessibile anche per i diversamente abili. passo quest’articolo a un’amica della comunità di capodarco, così può promuovere questa possibilità ai ragazzi con i quali lavora.

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