Ieri è stata la giornata Mondiale sulla Sindrome di Down. Non ne ho letto molto in giro. Per sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale è stato realizzato un video.
Che aggiungere? Una cosa non da poco e che nel filmato non è ricordata. Gli affetti da Sindrome di Down possono anche godere appieno della gioia dello sport, fino a diventare campioni ed esempio per tutti. Vi rimando a questo articolo, ormai di tre anni fa.
Ci sono Federazioni, come quella Ciclistica e quella di Arrampicata Sportiva (per parlare di due che conosco direttamente), che da tempo operano con successo con atleti affetti da questa sindrome. Ci sono gare e circuiti nazionali ed internazionali, per arrivare addirittura ai mondiali (vedi qui). C’è un universo di opportunità e soddisfazioni per le famiglie che vivono con questo problema.
Ci sono poi società sportive, pioniere, che lo fanno in sport in cui nessuno si penserebbe di farlo. Mi riferisco alla Unione Rugby Capitolina, già citata in questo blog per altre cose, che da anni propone un percorso formativo sportivo all’interno delle squadre rugby di bambini normodotati. Un’iniziativa che ha creato, soprattutto agli inizi, non poche difficoltà alla stessa società, che metteva in campo, nel minirugby, una formazione composta anche da un bambino down, seguito per l’occasione da un allenatore tutto per lui. Ho visto, da padre che portava il proprio figlio al campo, crescere insieme tanti bambini, normodotati e down, insieme, nella più completa integrazione. Non per merito di una disciplina particolare, ma dello sport e di persone di buona volontà, quali sono stati i dirigenti della società romana, che per questo ha dovuto scontrarsi anche con muri e ostinazione che rendono la giornata di ieri ancora valida e necessaria.
Il punto di arrivo deve essere quanto disse tempo fa Luca Pancalli, presidente del CIP ed attualmente assessore al Comune di Roma per gli stili di vita, durante un’intervista al sottoscritto: “Il mio sogno è che durante l’ora di educazione fisica nelle scuole primarie e secondarie vengano coinvolti in completa integrazione anche i bambini disabili.” Dal punto di vista statistico, il 90% dei bambini disabili sono riconducibili alla sindrome di down. Quindi saper far fare sport a questi ragazzi vuol dire superare una delle più grandi barriere all’integrazione della società italiana. Lo sport, anche in questa battaglia, può fare molto