LA FOLLIA DEL PACKAGING

Avevo bisogno di vanillina. Al supermercato mi sono imbattuto in una scatola grande quasi quanto una confezione di latte. Viste le dimensioni, che lasciavano immaginare quantità industriali di prodotto, sono andato oltre. E’ stato il prezzo (basso) che mi ha convinto a tornare sui miei passi e mi ha fatto scoprire la follia del packaging (“la scienza, l’arte e la tecnologia per racchiudere o proteggere prodotti per la distribuzione, la conservazione, la vendita e l’uso” questa la definizione fornita da Wikipedia) .

26 grammi di carta per racchiudere 3 grammi di prodotto. Per dirla in termini di ingombro 2.5 cc di prodotto contenuti in un contenitore avente una capacità pari a 630 cc.

Il rapporto fra i pesi è 8.7 mentre il rapporto fra i volumi è ben 252 (duecentocinquantadue). Una follia!

15 thoughts on “LA FOLLIA DEL PACKAGING

  1. il bello è che la gente non sa che per produrre gli imballaggi si riversano nell’ambiente tonnellate di anidride carbonica!!!!!

    • Sicuramente possiamo ridurre gli imballaggi senza compromettere i prodotti che compriamo. Anni fa ho coordinato un progetto, riguardante i Rifiuti urbani, nei Territori Palestinesi e dall’analisi merceologica dei rifiuti abbiamo visto come le vecchie abitudini (fare la spesa al mercato, portarsi dietro la “sporta”, etc) portassero ad una riduzione considerevole dei rifiuti prodotti giornalmente. Certamente il nostro vivere quotidiano non ci permette di frequentare mercatini e negozi rionali a tutto vataggio dei supermercati, però credo che un compromesso possa e debba essere cercato. Quando si parla di RSU si considera una produzione procapite di oltre 1.5 kg/giorno e quando si progetta un impianto di trattamento delle acque reflue civili un abitante equivalnte vale oltre 150 litri/giorno. UNA FOLLIA

  2. … e dove li mettiamo gli “odori per il brodo” (2 carote, 1 mezzo gambo di sedano e una cipollina) in un contenitore che potrebbe contenere cose preziosissime!!!!
    e i datterini che che sembrano “brillocchi”!!!
    Direi che più che cibo …. abitualmente… compriamo “contenitori” in cui casualmente si trova un pò di cibo spesso anche di scarsa qualità, contenitori che vivono un tempo breve o brevissimo e poi muoiono miseramente nei rifiuti (spesso indifferenziati) delle nostre case. e poi? Beh per molti consumatori… non è più affar loro! che tristezza!

  3. E’ vero, per la maggior parte di noi la percezione del rifiuto, come dell’acqua, nel vivere quotidiano, finisce con la pattumiera, con il rubinetto ed il buco dello scarico. Si sa poco di quello che c’è a monte ed a valle. Vale più una visita in discarica o presso un impianto di depurazione rispetto a mille parole inascoltate.

    • in un paese che ancora utilizza la discarica come opzione per lo smaltimento della maggior parte dei rifiuti prodotti, la strada sembra ancora lunga. La corretta gestione dei rifiuti è un fatto culturale prima ancora che tecnologico.

  4. Vogliamo parlare di questa vicenda delle bustine di zucchero nel bar? Avete mai sentito di qualche problema di salute che sia scaturito dalle zuccheriere? MAI! E’ tutto un grande business per sprecare un po’ di zucchero e generare tonnellate di bustine di carta. E preparatevi, tra un po’ tocchera’ all’olio e all’aceto nei ristoranti.
    p.s. Grazie Loris per il tuo impegno

  5. ti ringrazio per la…. fiducia.
    Credo che effettivamente qualche azione a livello UE debba essere intrapresa. La somma delle frazioni afferibili al packaging, cellulosica, plastica e vetro, rappresenta quasi il 50 % dei rifiuti solidi urbani. Dopo l’esempio della vanillina mi è più chiaro perchè!

    • esatto, bisognerebbe intervenire maggiormente nelle scuole per sensibilizzare le nuove generazioni. Fermo restando che il modo migliore di trattare i rifiuti è quello di non produrli, la loro gestione corretta rappresenta un fatto più culturale che tecnologico.

  6. Una corretta gestione dei rifiuti si può attuare quando tutti i soggetti responsabili delle 15 milioni di tonnellate circa che finiscono in discarica cominciano a fare la propria parte senza aspettare che siano gli altri a fare la prima mossa. La complessità del problema non può continuare ad essere un alibi. Tutti gli studi possibili ( comparativi paesi membri EU) sulle cause della cattiva gestione italiana dei rifiuti e come provi rimedio sono stati fatti. Ne citiamo qualcuno nel documento condiviso a questa pagina a cui si aggiunge l’ultimo rapporto ” l’Italia del Riciclo 2012″ http://www.comunivirtuosi.org/index.php/component/content/article/50/1848-meno-rifiuti-piu-benessere

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