MARINE DEBRIS

Il termine “Rifiuto marino” (marine debris) si riferisce a qualsiasi materiale durevole fabbricato o trasformato scartato, smaltito o abbandonato in ambiente marino e costiero.

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I detriti di origine antropica sparsi negli oceani oramai si possono avvistare ovunque, dai poli all’equatore, lungo le coste, alle foci dei fiumi, sulla superficie e sul fondo del mare. Mentre la tipologia e le quantità assolute variano, è risaputo che i materiali polimerici, volgarmente plastica, rappresentano i principali elementi costitutivi dei detriti, e non vi è alcun dubbio circa l’ubiquità di tali detriti su scala globale. Possiamo ormai affermare con certezza che nel pianeta non esistono più spiagge esenti da rifiuti di plastica.

Tali detriti possono essere dannosi e la loro pericolosità può manifestarsi in termini sociali (riduzione del valore estetico e quindi di attrattiva turistica e di sicurezza pubblica legata alla navigazione), economici (turismo, danni alle attrezzature per la pesca, costi di pulizia) ed ecologici (effetti, anche letali, su piante e animali attraverso danni fisici, facilitano l’invasione di specie aliene che alterano la struttura delle comunità).

Per la fauna selvatica e per la salute umana, rappresentano potenziali trasportatori di contaminanti organici e inorganici e infine possono costituire un pericolo per la navigazione. Oltre ad avere conseguenze per la biodiversità e potenziali effetti indiretti sui beni e servizi legati al turismo ed alla pesca, i rifiuti marini hanno impatti economici negativi diretti su molti paesi costieri e piccoli Stati con economie in transizione.

In un recente studio, condotto da ENEA, Università Roma 3 e Provincia di Roma utilizzando un campione raccolto su una spiaggia laziale, sono stati individuati 14 diversi tipi di materiali polimerici (perlopiù termoplastici) ed inoltre, nell’ambito del progetto “Spiagge responsabili”, nella riserva naturale di  Torre Flavia sono state raccolte, sul tratto antistante la Riserva, quantità rilevanti di materiali. Un problema grosso e spesso sottovalutato.

I materiali giacenti sulla spiaggia sono considerati “rifiuto urbano” e come tale dovrebbero essere gestiti. La raccolta di tali rifiuti però richiede molta attenzione poiché, ad esempio, la raccolta con mezzi meccanici crea non pochi problemi in termini di conservazione della biodiversità (Chradriidae sull’orlo dell’estinzione in quasi tutti i litorali italiani). E’ necessario considerare, pertanto, che il sistema costiero è costituito di un insieme complesso e come tale andrebbe gestito. Sono tante le professionalità che sarebbe necessario coinvolgere nella stesura di programmi di gestione delle spiagge: non è sufficiente andare con ramazza e bidone.

Per chi volesse approfondire:

Galgani, et al. 2010 Marine Strategy Framework Directive, Task Group 10 Report: Marine Litter. In JRC Scientific and Technical Reports (ed. N. Zampoukas). Ispra: European Commission Joint Research Centre.

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